Una veduta dell’installazione «Oh, si os pudiera escuchar / Oh, If only I could listen» di Pol Taburet al Pabellón de los Hexágonos

Foto: Bibiana Fierro

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Una veduta dell’installazione «Oh, si os pudiera escuchar / Oh, If only I could listen» di Pol Taburet al Pabellón de los Hexágonos

Foto: Bibiana Fierro

Il progetto sincretico di Pol Taburet riapre il Pabellón de los Hexágonos

Attiva anche a Madrid dal 2017, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo si pone l’obiettivo di riportare in vita edifici abbandonati della città attraverso l’arte contemporanea. In occasione della fiera Arco, è stato invitato l’artista franco-caribeño

«Ciò che vedrete in questa esposizione è tutto nuovo: dieci pitture, oltre ad una serie di disegni e bozzetti, concepite esattamente per questo luogo, che renderanno il Pabellón de los Hexágonos, struttura fondamentale dell’architettura madrilena, una creatura magica in costante trasformazione»: Patrizia Sandretto presenta così la nuova produzione della sua Fundación Sandretto Re Rebaudengo Madrid, in occasione di ARCO, affidata quest’anno al giovane artista franco-caribeño Pol Taburet (Parigi, 1997), rappresentato dalla galleria Mendes Wood Dm.

Presente a Madrid dal 2017, dopo le commissioni a Lucas Arruda, Ian Cheng, Michael Armitrage, Precious Okoyomon, stavolta la Fundación promuove una pittura dalle molteplici stratificazioni, non tanto nel senso della materialità quanto per una serie di riferimenti che vanno dall’immaginario delle origini dell’artista alla storia dell’arte occidentale di stampo simbolista, espressionista, geometrico, con una «una qualità spirituale difficile da definire a prima vista», spiega Hans Ulrich Obrist nel catalogo che accompagna la mostra.

«Questo progetto non è nato solo dalla collaborazione tra la municipalità di Madrid e la Fundación Sandretto, ma specialmente dalla generosità infinita che Patrizia Sandretto riserva non solo verso tutte le espressioni dell’arte, ma anche nei confronti di questa città», sono state le parole del sindaco, José Luis Martínez-Almeida Navasqüés, che ha ricordato come, grazie ai progetti site specific della Fondazione, Madrid abbia ritrovato alcuni spazi iconici, come accadde l’anno scorso con la riapertura della Montaña de los Gatos nel Parco del Retiro, dove la protagonista era stata appunto la giovane artista Okoyomon. 

Quest’anno ci si allontana un poco dal centro della città, verso l’area di Casa de Campo, in una struttura che per la capitale spagnola fu il fiore all’occhiello dell’architettura razionalista: il Pabellón de los Hexágonos, disegnato dagli architetti José Antonio Corrales e Ramón Vázquez Molezún per l’Expo di Bruxelles nel 1958, e che vinse all’epoca anche la Medaglia d’Oro. Scenario della modernità, composto da 130 esagoni in mattoni di terracotta, vetro e alluminio, per 3mila metri quadrati di superficie, il Padiglione ospitò fiere e mostre, prima di cadere lentamente in disuso per quasi cinquant’anni. 

Una veduta dell’installazione «Oh, si os pudiera escuchar / Oh, If only I could listen» di Pol Taburet al Pabellón de los Hexágonos. Foto: Bibiana Fierro

«Ho scoperto la Spagna grazie a Isabela Mora (collezionista e produttrice madrilena che supporta e accopagna le attività della Fondazione fin dal principio, Ndr), che mi ha permesso di immergermi nella cultura di questo Paese, nei suoi musei e anche nella sua cucina», ha dichiarato commosso Taburet alla presentazione di «Oh, si os pudiera escuchar / Oh, If only I could listen». Ma c’è ovviamente un luogo che ha di fatto potenziato la sua pittura e dato il calcio d’inizio a questa nuova avventura: il Prado e, nello specifico, le «Maschere Negre» di Francisco Goya, «monito» primario per queste dieci pitture «sincretiche», assolutamente originali, cross-over tematico tra vita e morte, luce e buio che, oltre all’immaginario delle pratiche vodoo della geografia d’origine dell’artista e la storia dell’arte, includendo Bacon o i Surrealisti, si trasformano in base alle condizioni della luce e dell’atmosfera che invade gli esagoni dalle vetrate.

Ricorda Obrist: «Quando Isabela è arrivata alla Fundación con la proposta di utilizzare questo spazio, per me è stato particolarmente affascinante e quasi la chiusura di un circolo perché, esattamente 25 anni fa, quando avevo incontrato l’architetto Corrales per la mia serie di interviste lui aveva quasi 80 anni e mi aveva raccontato che un suo sogno sarebbe stato rivedere nuovamente utilizzato il Pabellón de los Hexágonos». 

Alla mostra, associata al titolo che rimanda alla possibilità di ascoltare, si aggiunge anche una soundtrack creata appositamente da Juan Manuel Artero, il tutto organizzato dal display allestitivo di Marcos Corrales.

«Continuiamo, grazie alla Fundación e alla produzione di Isabela Mora, nel recupero di spazi straordinari, come questo Padiglione colpevolmente abbandonato al suo destino per moltissimi anni. Ancora una volta, grazie a Patrizia Sandretto e, per questa occasione, a Pol Taburet, si ristabilisce la relazione tra l’arte e la città, nella settimana in cui Madrid si trasforma in una meta imprescindibile nelle rotte del contemporaneo globale», conclude il sindaco.

Ma non è tutto: fino al 20 aprile, oltre al progetto al Pabellón de los Hexágonos, è possibile scoprire anche «Atelier Pol Taburet» alla Imprenta Municipal-Artes del Libro, dove sono esposti i disegni e le incisioni che hanno accompagnato il processo di «Oh, si os pudiera escuchar».

Una veduta dell’installazione «Oh, si os pudiera escuchar / Oh, If only I could listen» di Pol Taburet al Pabellón de los Hexágonos. Foto: Bibiana Fierro

Matteo Bergamini, 06 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Il progetto sincretico di Pol Taburet riapre il Pabellón de los Hexágonos | Matteo Bergamini

Il progetto sincretico di Pol Taburet riapre il Pabellón de los Hexágonos | Matteo Bergamini