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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliAl Museo Marino Marini di Firenze si svolge il terzo appuntamento del ciclo «Andature», che segue lo stesso principio di unire il lavoro di due artiste di generazioni diverse intorno a un analogo tema, cui si aggiunge questa volta il rapporto con l’archivio del museo e l’opera di Marini.
Dal 4 ottobre, in occasione della Florence Art Week, al 24 dicembre, «Andature III», a cura di Marcella Cangioli e Antonella Nicola, in collaborazione con l’«Associazione Culturale Città Nascosta» e il Museo Marini, vede confrontarsi il lavoro di Eva Marisaldi (Bologna, 1966) con quello di Helene Appel (Karlsruhe, 1976, vive a Berlino) intorno al tema del rapporto col reale, indagato appuntando l’attenzione sugli oggetti che segnano il nostro quotidiano per svelarne il significato e l’aspetto più segreto, quale chiave possibile di avvicinamento al mistero della vita stessa.
Un tema molto antico e al tempo stesso anche attuale, se si considera ad esempio l’accento sull’agency degli oggetti indicato da filosofi e antropologi contemporanei che ricusano anche il termine natura morta adottato nella storiografia artistica.
La poetica di Marisaldi e Appel segue percorsi differenti, con sfumature percettive variamente modulate nello sguardo quasi da antropologa di Eva Marisaldi, sempre attenta alle modalità della comunicazione e a ciò che si nasconde dietro le convenzioni che regolano la società, e invece con un approccio di maggior rigore e freddezza in quello di Helene Appel.
I particolari di oggetti dipinti da Appel (in scala 1:1) sulla tela grezza spingono a contemplare un ciottolo, un tombino ma anche un porro in cucina, o un giocattolo sotto tutt’altra luce; e, pur nell’iperrealismo o proprio in virtù di questa precisa esasperazione, quelle immagini tendono verso l’astrazione (e in questo viene alla mente l’arte di Domenico Gnoli). Due modi di contemplare il reale che schiudono diversi racconti e che arrestano il flusso di informazioni continuo nel quale siamo quotidianamente calati, indeboliti nella nostra facoltà immaginativa.
La novità di questa edizione è stata inoltre la richiesta delle curatrici di accedere all’archivio del museo, per unire la mostra alla collezione permanente di Marino Marini. Eva Marisaldi, che per maggior vicinanza «geografica» al museo ha potuto meglio interagire con l’archivio, si è appassionata delle sculture di Marini e in particolare di quelle sensibili alla moda etrusca, che tanto segnò una corrente del ’900 italiano (argomenti approfonditi dagli studi di Martina Corgnati e Mauro Pratesi) e che fu all’origine di suggestioni molteplici.
Marisaldi ne ha tratto infatti disegni («Danza») e sculturine di cavalieri realizzate con diversi materiali e un’incisione su vetro ( «Lezioni»), opere che si integrano con le altre selezionate per la mostra concepite espressamente per l’appuntamento fiorentino, all’insegna di ritmo, luce e suono, quale nuovo lessico per continuare a parlare di scultura. In questo senso, notano le curatrici, si torna al concetto di andatura che dà il titolo al ciclo espositivo, in quanto analisi del passo dell’artista, ma anche degli esseri viventi in generale. La mostra, che ha il patrocinio del Comune di Firenze, è realizzata, in questa terza edizione, grazie al contributo di CONstruire srl, Italianroom srl, Mazzoni Casa srl e Laboratorio Sodini srl.

Still da video «Linee» di Eva Marisaldi

«Blue fabric» di Helene Appel