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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliAd Anversa il Museo Plantin-Moretus è stato il primo museo a diventare, nel 2005, patrimonio dell’Umanità Unesco. Si tratta della residenza urbana con annessa tipografia della famiglia di editori Plantin-Moretus, che dal 1576, quando Christoffel Plantin trasferì in Vrijdagmarkt la sua Officina Plantiniana, qui visse e lavorò fino al 1876, quando l’ultimo proprietario, Edward Moretus, vendette la sua splendida dimora detta Gulden Passer (Compasso d’Oro) alla città di Anversa. Il museo racconta quindi 300 anni di storia familiare e imprenditoriale conservando le più antiche macchine da stampa del mondo, 151 dipinti tra cui 71 ritratti di famiglia, di cui alcuni opera di Peter Paul Rubens, e il carattere tipografico originale Garamond. Sono inoltre consultabili gli archivi e la biblioteca, che ospita una straordinaria collezione di 25mila stampe in gran parte antecedenti il 1800 firmate da maestri fiamminghi da Rubens a Ensor, da Jordaens a René de Coninck. Dal 13 settembre all’11 gennaio 2026 la mostra «Women’s business/Businesswomen. 9 generazioni di storie tra casa e casa editrice» focalizza il ruolo delle donne nella lunga storia della famiglia. «Le storie di queste donne poliedriche non si limitano a far luce sulla realtà storica dell’attività quotidiana in una tipografia della prima età moderna, afferma la curatrice Zanna Van Loon, ma si allontanano dalle consuete identità collettive: si tratta infatti di donne che sfuggono alle categorizzazioni. Ognuna aveva personalità, responsabilità e ambizioni personali, che ci invitano a riflettere su norme sociali antiche e moderne non solo rivedendo le nostre convinzioni sui loro presunti ruoli passivi e “dietro le quinte” nel mondo patriarcale della prima età moderna, ma anche valutando quanto le nostre attuali convinzioni condizionino la nostra lettura del passato». I focus sono dislocati in sette punti della collezione permanente.
Lo studio di moda REantwerp ha disegnato una silhouette per ogni donna prescelta, circondata da documenti personali, oggetti storici e illustrazioni. I prestiti provengono da musei di Anversa come il Diva, dedicato all’arte del gioiello, e il Mayer van den Bergh, attualmente in corso di riqualificazione. Il visitatore può leggere di più su ciascuna figura femminile o scoprirne la storia attraverso l’audioguida, grazie alle rivisitazioni letterarie dell’autrice Aya Sabi che si è basata sui documenti d’archivio. Van Loon ha selezionato figure emblematiche di ruoli diversi, dalle domestiche alle vedove che gestivano l’attività dopo la morte dei mariti, dalle madri alle dame di compagnia. Tra le più significative figurano Jeanne Rivière, che da domestica divenne padrona di casa, le cinque figlie di Plantin che fin da giovanissime lo aiutarono a correggere testi in diverse lingue e Maria-Theresia Borrekens, che perse il marito mentre era incinta del 13mo figlio, ma riuscì a gestire con successo per anni l’attività della tipografia.
«Le prime donne che incontra il visitatore sono le domestiche, precisa Van Loon, a cui si deve un ruolo essenziale nella De Gulden Passer, dato che in modo discreto ma risoluto sono state la spina dorsale della casa. Eppure, la storia le ha ampiamente trascurate. Attraverso tracce sparse nel nostro archivio, cogliamo rari scorci della loro presenza e del loro lavoro, sempre filtrati da altri e comunque frammentari. Un esempio significativo è una lettera che esponiamo in mostra: “La ragazza è venuta a vivere con me direttamente dalla campagna come bambinaia, non come sguattera... È ben educata, ordinata e non beve, ma chiacchiera piuttosto... Per quanto riguarda la cucina, ho cercato di insegnarle, ma non è riuscita a gestirla per la nostra piccola famiglia”. Una giovane donna che rimane sconosciuta aveva fatto domanda per un posto in cucina. Maria Theresia Borrekens chiese referenze alla sua precedente datrice di lavoro, la cui valutazione schietta, quasi sprezzante, è tutto ciò che ci rimane di lei. Eppure, in quelle brevi righe, troviamo tracce di una vita vissuta: l’origine contadina e l'aspirazione domestica».