Il video «Il Teatro-Museo Dalí. Breve, ma chiara storia dell’arte a cura di Salvador Dalí» collega e contestualizza le tre mostre prodotte per commemorare il 50mo anniversario del museo realizzato dal celebre artista a Figueres, nella Costa Brava. Si tratta di «Il Teatro-Museo Dalí: un organismo vivente», «La macchina fotografica molle: una visione daliniana» e «I miei pittori preferiti: Velázquez, Vermeer, Raffaello». Insieme i 4 progetti offrono una nuova lettura del museo, a partire dal percorso artistico di Dalí e dalla sua personale interpretazione della storia dell’arte. «Dalí racconta diverse storie e aspetti della sua vita personale e professionale attraverso le sue opere e il Teatro-Museo è la sua ultima grande opera. Visitandolo si può comprendere, decifrare e rileggere l’opera di Dalí da nuove prospettive contemporanee», ha spiegato Montse Aguer, direttrice dei Musei Dalí, durante la presentazione dei quattro progetti che rimarranno esposti un anno, fino alla fine dell’estate 2025.
Il video di 20 minuti si basa su un articolo scritto nel 1947, intitolato «Storia dell’arte, breve ma chiara», in cui Dalí costruisce la sua propria narrazione della storia dell’arte, dai classici fino all’Iperrealismo americano. Il percorso del pubblico è guidato dalle sue parole, che mettono in evidenza non solo dipinti e installazioni a cui si è ispirato, ma anche opere in cui reinterpreta artisti o movimenti pittorici che lo hanno influenzato.
«Il Teatro-Museo Dalí: un organismo vivente» racconta in ordine cronologico la storia del museo, dall’idea all’inaugurazione nel 1974 e prosegue con una sezione dedicata agli interventi successivi, in cui disegni, fotografie e filmati d’epoca mostrano al visitatore il coinvolgimento totale di Dalí nella costruzione e gestione del museo. In mostra una selezione di 50 pezzi, tra cui 7 disegni, 43 riproduzioni fotografiche del suo amico e collaboratore Melitó Casals, più noto con il soprannome di Meli, oltre ai filmati d’epoca e ai bozzetti che aggiungono valore al percorso perché permettono di osservare il processo creativo dall’idea alla sua realizzazione. «L’obiettivo è divulgare il processo di creazione dell’ultima grande opera di Dalí: il culmine delle sue esperienze, proiezioni e desideri», spiega la curatrice Rosa M. Maurell. È esposta anche l’ultima acquisizione del museo, «La nascita delle angosce liquide» del 1932 fino ad ora proprietà di una collezione privata.
«La macchina fotografica molle: una visione daliniana» presenta 27 fotografie che analizzano l’atteggiamento di Dalí non come artista, ma come insaziabile visitatore di musei. Nella rassegna, il cui titolo si riferisce all’occhio umano, spiccano immagini inedite, tra cui le fotografie di Gala e Dalí al Museo del Louvre, che la fondazione Dalí ha acquistato da Atlantic Press, e quelle che Silvio Durante scattò all’artista a Torino davanti a un ritratto di Antonello da Messina esposto a Palazzo Madama.
Attraverso 13 dipinti, che raramente escono dai depositi, un ologramma, fotografie d’archivio, manoscritti, libri e registrazioni della sua voce, la terza mostra esplora la passione di Dalí per Velázquez, Vermeer e Raffaello, i suoi pittori preferiti, a cui attribuisce il massimo dei voti nella tabella comparativa del trattato «50 segreti magici per la pittura».