È una delle figure mitologiche più antiche dell’umanità e una mostra presso Mucciaccia Gallery Project, aperta fino al 4 luglio, la riporta nell’attualità: «Elena Ketra. Lo sguardo di Lilith», curata da Cesare Biasini Selvaggi, mette in contatto il demone mesopotamico con la condizione della donna autoconsapevole. Lilith compare infatti nel III millennio a. C. nelle religioni mesopotamiche, quale demone femminile associato alla tempesta e alle energie distruttive della natura. Nella cultura ebraica medievale, questa figura diviene invece la prima compagna di Adamo nel Paradiso Terrestre, precedente ad Eva. Ma Lilith entra presto in contrasto col «primo uomo», rifiutandosi di obbedirgli, per scappare infine dall’Eden. La ritroveremo, quindi, alla fine del XIX secolo, quale simbolo dell’emancipazione femminile e della donna che non si assoggetta all’uomo. Elena Ketra, artista veneta che vive a Roma, le conferisce una connotazione ulteriore, quella della sfida fiera e provocatoria.
«Girlpower», ad esempio, è un tirapugni rosa per «bambine impavide», «Utereyes» è un arazzo recante l’immagine di un utero con gli occhi, ovvero una donna che vede e sceglie, nelle intenzioni dell’artista. «Grandmotherfucker» è, invece, il titolo di una serie di presine circolari da cucina, realizzate all’uncinetto dalla nonna 93enne dell’artista. Al loro centro, l’artista ha successivamente ricamato termini del gergo sessuale in lingua inglese, da «toy boy» a «youporn». Ma in occasione dell’inaugurazione della mostra, avvenuta il 6 giugno, l’artista ha presentato anche la performance «Sologamy», con la quale ha inteso offrire al pubblico l’opportunità di esplorare il sentimento dell’autostima, celebrando l’amor proprio e l’autoconsapevolezza. Ciascun partecipante era invitato a sposare simbolicamente sé stesso. Al termine, tutti hanno ricevuto un certificato che attestava un reale impegno verso la propria persona. Secondo Cesare Biasini Selvaggi, «il contributo di Elena Ketra all’arte e all’evoluzione della visione della società odierna è una manifestazione di ribellione creativa e di impegno per un mondo più inclusivo e consapevole, cosa che la rende una voce autorevole e influente dell’arte contemporanea».