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Nella galleria luganese Imago Art Gallery una ventina di opere su tela e su carta offrono uno sguardo esaustivo sugli anni tra il 1950 e il 1964 del pittore
- Ada Masoero
- 09 marzo 2023
- 00’minuti di lettura


«Vegetazione sul fiume» (1955-56), di Mario Bionda
L’Informale sobrio di Bionda
Nella galleria luganese Imago Art Gallery una ventina di opere su tela e su carta offrono uno sguardo esaustivo sugli anni tra il 1950 e il 1964 del pittore
- Ada Masoero
- 09 marzo 2023
- 00’minuti di lettura
Della lezione di Felice Casorati, di cui era stato allievo a Torino dal 1927 al 1933, Mario Bionda (1913-85) conservò sempre, anche negli anni per lui fertilissimi dell’Informale, la ricerca del rigore e dell’ordine compositivo. Torinese di nascita e di formazione, dopo la guerra e la militanza nel Comitato di Liberazione Nazionale di Milano, Mario Bionda si fermò qui, frequentando il quartiere di Brera e stringendo amicizia con Alfredo Chighine, tanto da condividere lungamente lo studio con lui.
Sono evidenti, infatti, le tangenze tra la pittura dei due artisti, entrambi attivi nell’area informale ma con una componente di maggiore sobrietà in Bionda, che certo gli derivava dal maestro. Milano lo accolse con generosità, aprendogli gallerie di prim’ordine, come l’Apollinaire di Guido Le Noci, la Pater, e quella galleria del Milione, dei fratelli Ghiringhelli, che dopo la guerra seppe ritrovare il ruolo di punta nella promozione dell’arte astratta che aveva avuto negli anni ’30.
Furono figure come Franco Russoli, Guido Ballo, Marco Valsecchi, Alberto Lùcia a scrivere del suo lavoro, in cui Valsecchi riconosceva un sentimento quasi religioso della natura, mentre Russoli vedeva nelle sue immagini fluide, fluttuanti, degli «inviti alla meditazione». Nel saggio che accompagna la mostra «Mario Bionda. Immagini sommerse», presentata da Imago Art Gallery a Lugano dal 9 marzo al 13 maggio, Federico Sardella nota come le sue superfici erose, graffiate, porose, dominate da grigi e da bianchi «sporchi», derivino dalla «profonda riflessione sul tempo e sulla materia condotto dall’artista», che fiancheggiò sì l’Informale, ma in modo silenzioso e indipendente.
La mostra riunisce una ventina di sue opere su tela e su carta, con alcuni degli affascinanti frottage, offrendo uno sguardo esaustivo sugli anni tra il 1950 e il 1964.

«Vegetazione sul fiume» (1955-56), di Mario Bionda