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Una veduta della mostra «La poesia è appena iniziata. I 50 anni della Miró» alla Fundación Miró

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Una veduta della mostra «La poesia è appena iniziata. I 50 anni della Miró» alla Fundación Miró

La Fundación Miró di Barcellona festeggia i suoi primi 50 anni

L’intenso programma che celebra l’anniversario inizia con una mostra sulla storia della fondazione, una visita eccezionale all’alba e una grande festa

«Voglio che la Fondazione sia come questo quaderno. Scriverò io la prima pagina e gli altri, quelle seguenti». Con queste parole, l’11 giugno di 50 anni fa, Joan Miró (Barcellona, 1893-Palma di Maiorca, 1983) apriva le porte della sua fondazione di Barcellona al pubblico. «È un sogno diventato realtà», assicurava l’artista che rinunciò a festeggiare l’evento. Era il 1975 e Franco stava agonizzando così l’inaugurazione ufficiale fu celebrata l’anno seguente insieme alla sua morte.

Cinquant’anni dopo, con l’eloquente slogan «Per la gente del futuro», la Fundación Miró dà inizio alle celebrazioni che dureranno tutto il 2025 con mostre, concerti, performance, conferenze ed eventi vari. Il programma intenso, articolato e pensato per tutti i pubblici, con una particolare attenzione alla dimensione internazionale dell’artista, inizia con la mostra «La poesia è appena iniziata. I 50 anni della Miró» (fino al 29 marzo 2026). Non è facile raccontare una storia di mezzo secolo attraverso decine di documenti testuali e grafici senza che l’informazione diventi pesante e difficile da metabolizzare. Per questo l’équipe del museo, capitanata dalla responsabile delle mostre Martina Millà, ha deciso di farla raccontare da quattro artisti catalani contemporanei, che già avevano collaborato con la Miró: Lúa Coderch, Anna Moreno, Antonio Ortega e la meravigliosa Angels Ribé, un’artista storica sottovalutata fino a pochi anni fa. 

Lo sguardo retrospettivo dei quattro artisti si materializza in grandi installazioni che dialogano con i contenuti e lo spirito del progetto, mettendo in risalto la materialità degli archivi e dei documenti. Attraverso giochi tipografici e ricorsi visivi, la mostra riflette lo spirito festoso e trasgressivo caratteristico della Miró. Il risultato è una narrazione polifonica e corale con una voce istituzionale che non s’impone ma riflette l’essenza sperimentale e collaborativa del progetto mironiano. «La mostra, che mette in luce il legame di Miró con la Transizione, è suddivisa in sette sezioni. Spiccano momenti come la riconciliazione del pittore con il mondo dell’arte catalano, i primi passi della Fondazione segnati dalla censura franchista, la morte di Miró e Sert, la trasformazione di Barcellona per le Olimpiadi del 1992 e una sezione finale che proietta verso il futuro», riassume Martina Millà.

La rassegna è stata possibile grazie alla ricchezza dell’archivio della Fondazione, pieno di dettagli inaspettati, storie nascoste e materiali inediti che si espongono per la prima volta. «Non si tratta solo di recuperare documenti o fotografie, ma anche di rivisitare proposte e progetti che raccontano la Fundacion Miró da nuove prospettive», continua Millà. Una delle novità più sorprendenti è l’apertura dei lucernari dell’edificio disegnato da Josep-Lluís Sert, che recupera un elemento chiave dell’architettura originale rafforzando il vincolo dell’edificio con l’esperienza artistica. 

Dopo l’affollata festa del giorno 11, domenica 15 ha luogo un’eccezionale visita della Fondazione dalle 6 del mattino (fino alle 10) per vederla come non mai, con tutte le finestre aperte e la luce «che assassina», non solo concettualmente, la pittura proprio come voleva Miró. Anche questa anomala visita, come gran parte delle attività, è gratuita.

Il direttore della Fondazione, Marko Daniel, ha approfittato dell’occasione per annunciare la grande mostra «Miró e gli Stati Uniti» che sviscera la relazione tra Miró e gli artisti statunitensi dell’avanguardia del secondo dopoguerra. La rassegna, che inaugurerà il 10 ottobre a Barcellona e poi nel 2026 alla Philips Collection di Washington, sarà la più grande mostra di Miró mai organizzata negli Stati Uniti, con 160 opere, tra gli altri, di Louise Bourgeois, Jackson Pollock, Mark Rothko e Helen Frankenthaler.

Le celebrazioni si concluderanno con la presentazione del nuovo allestimento della collezione permanente, che permetterà ai visitatori di scoprire l’opera di Miró attraverso i suoi processi creativi. Inoltre, la Fondazione valorizzerà ulteriormente il suo edificio, «un esempio unico di architettura democratica», secondo il direttore che ha definito Sert «un architetto razionalista profondamente umano, che non cercava di impressionare, ma piuttosto di integrare le persone nei suoi edifici». La Fondazione aprirà anche il Giardino dei Cipressi, finora inaccessibile al pubblico. Il giardino, che conserva i cipressi e le panchine originali, sarà integrato nel percorso di visita come previsto da Sert, «rafforzando il dialogo tra arte, architettura e natura che definisce l’essenza della Fondazione», ha concluso Daniel.

Una veduta della mostra «La poesia è appena iniziata. I 50 anni della Miró» alla Fundación Miró

Roberta Bosco, 13 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

La Fundación Miró di Barcellona festeggia i suoi primi 50 anni | Roberta Bosco

La Fundación Miró di Barcellona festeggia i suoi primi 50 anni | Roberta Bosco