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Dettaglio di «Untitled» di Keith Haring & L.A. II, 1984

Courtesy of Farsettiarte

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Dettaglio di «Untitled» di Keith Haring & L.A. II, 1984

Courtesy of Farsettiarte

La febbre degli anni Ottanta

Arte, eccessi e rinascita nella New York più iconica da Farsettiarte a Cortina

In estate Cortina d’Ampezzo si trasforma in un crocevia internazionale dell’arte con la mostra «New York, New York. Back to the 80’s», ospitata da Farsettiarte dal 2 agosto al 14 settembre. Un viaggio immersivo nella vibrante New York a cavallo degli anni Ottanta, tra mondanità sfrenata, arte fuori dagli schemi e quella tensione creativa che ha reso l’East Village fulcro di una rivoluzione culturale. Il percorso racconta un decennio di cambiamenti radicali, in cui l’arte abbandonava i luoghi canonici per invadere spazi urbani, club notturni e stazioni della metropolitana, trasformando writers e street artist in nuove star del sistema artistico. In questo contesto emergevano nomi leggendari come Keith Haring, che con il suo linguaggio visivo inconfondibile segnava le pareti della metropolitana newyorkese, elevando la street art a forma d’arte riconosciuta a livello globale.

Accanto a lui, un’intera generazione di artisti internazionali e italiani, Andy WarholJulian SchnabelToxicFrancesco ClementeSandro ChiaNicola De MariaLuigi OntaniMimmo Paladino, animava la scena dell’East Village, epicentro di una nuova creatività trasgressiva, in bilico tra l’underground e l’alta società. Qui nascevano contaminazioni artistiche tra pittura, performance, musica e moda. Era poi la stagione d’oro dei locali come lo Studio 54 e The Dome, dove l’arte si consumava e si viveva, senza distinzioni tra palcoscenico e platea.

Sandro Chia, «I protagonisti», 1979. Courtesy of Farsettiarte

La mostra esplora anche l’ascesa della Transavanguardia italiana, lanciata da Achille Bonito Oliva e consacrata proprio nella Grande Mela degli anni Ottanta. Tra i suoi protagonisti spicca Francesco Clemente, il cui lavoro affascina la scena americana al punto da essere scelto per decorare una sala dello Studio 54, e Sandro Chia, che ottiene riconoscimenti internazionali esponendo al Guggenheim nel 1983 e al Metropolitan Museum l’anno successivo. È un momento in cui l’arte italiana viene riscoperta e apprezzata per la sua forza espressiva e la capacità di dialogare con i linguaggi internazionali, diventando ambasciatrice di un made in Italy che travalica i confini della pittura, abbracciando moda, design e cultura. A fare da cornice a questo fermento artistico sono le gallerie simbolo di un’epoca: la leggendaria Leo Castelli Gallery, la sofisticata Sperone Westwater, la glamour Mary Boone e la visionaria Patt Hearn, fautrice della nuova avanguardia americana e promotrice di artisti come George Condo e Dan Flavin. Gallerie aperte anche nei weekend, frequentate da collezionisti e curatori di fama mondiale come Ileana Sonnabend e lo stesso Leo Castelli, che contribuiscono a rendere l’East Village un laboratorio d’idee e un simbolo del cambiamento culturale in atto. Tra i pezzi più significativi esposti a Cortina troviamo «Marcel Proust», 1974, di Andy Warhol, «I protagonisti», 1979, di Sandro Chia, «Untitled (Self portrait with smoke)», 1980, di Francesco Clemente, dipinto intimo e misterioso, tra spiritualità e ironia.

Inoltre, «Portrait of S.N.», 1982, di Julian Schnabel, pittura materica e monumentale, e «Untitled», 1984, di Keith Haring & L.A. II, un esempio perfetto di collaborazione artistica urbana. Arcaico e contemporaneo, simbolico e diretto e infine «Senza titolo» (1985) di Mimmo Paladino. L’allestimento restituisce il sapore autentico di un’epoca irripetibile, in cui l’arte non era solo un linguaggio estetico, ma uno stile di vita, una dichiarazione di intenti: «tutto era possibile» allora e ogni strada poteva condurre al successo, anche partendo da un piccolo centro italiano …per ritrovarsi nel cuore di Manhattan.

Andy Warhol, «Marcel Proust», 1974. Courtesy of Farsettiarte

Margherita Panaciciu, 04 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

La febbre degli anni Ottanta | Margherita Panaciciu

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