
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Milano
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a MilanoVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine


La maledizione di Kublai Khan
- Jenny Dogliani
- 03 novembre 2016
- 00’minuti di lettura

Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliCondottiero mongolo, fondatore della dinastia Yuan, primo imperatore della Cina, nipote di Gengis Khan, Kublai Khan tentò invano di conquistare il Giappone per due volte, nel 1274, con una spedizione di 45mila uomini decimati da un uragano, e nel 1281, con una flotta di 1.170 giunche da guerra sconfitte, oltre che dalla resistenza dei samurai dal tifone «Kamikaze», il vento divino da cui presero il nome i piloti suicidi giapponesi della seconda guerra mondiale. A documentare i resti della seconda disfatta è la mostra «La flotta perduta di Kublai Khan», che fino al 20 novembre presenta al Mao gli scatti della spedizione archeologica subacquea dell’Iriae (International Research Institute for Archaeology and Ethnology).
Alla Cina contemporanea guardano una performance e un’installazione audiovisiva di Roberto Paci Dalò (1-27 novembre), dedicate al ghetto di Shanghai. Dal primo dicembre al 19 febbraio burattini da Paesi di tutto il mondo ripercorreranno le antiche origini del teatro di figura.
Fino al 7 novembre prosegue la personale di Victor López González con fotografie e installazioni sulle migrazioni.