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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliUn percorso articolato in sei sezioni attraverso una cinquantina di opere per un ritratto della Street Art Revolution, dalle prime tag e dalle opere di pionieri come Taki183 e Seen, fino a Banksy, Obey e JR, attraversando anche la scena francese, italiana e in generale europea. È la mostra allestita dal 21 giugno al 2 novembre nel Forte di Bard, in Valle d’Aosta, a cura di Patrizia Cattaneo Moresi. «È un movimento che ha attraversato confini culturali, geografici e temporali, sfidando le convenzioni e le regole imposte dalla società, che ha saputo trasformare le difficoltà in opportunità, imponendosi come linguaggio di cambiamento», spiega la curatrice. Il percorso si articola nelle sale delle Cannoniere e comprende anche interventi site specific, come quello di Edoardo Ettorre all’interno degli spazi, ma anche all’esterno della fortezza, con Raul e la crew d’artisti Truly Design, abbracciando il territorio della Bassa Valle e i vicini Comuni di Donnas, Pont-Saint-Martin e Perloz con opere inedite che prenderanno forma nel corso della mostra per mano di Damiano Mengozzi, Madame e Hitnes.
Si parte dalle tag quindi, nella prima sala: «Le firme lasciate su un vagone come un atto vandalico, continua Patrizia Cattaneo Moresi, da gesto di ribellione e di appropriazione di uno spazio di espressione pubblica, si sono trasformate in una delle forme di espressione più potenti dell’arte, capace di influenzare non solo il panorama artistico, ma anche la cultura visiva». Nella seconda sala si incontra la scena italiana in cui l’arte dei graffiti si diffonde negli anni Novanta, in un contesto completamente diverso da quello newyorkese in cui era nata, con esiti quindi differenti. Nella terza sala ci sono i nomi degli artisti che via via si affermano, conquistando spazi pubblici, musei, festival e social media: Banksy, Shepard Fairey, noto come Obey, firma diventata un segno anti establishment, il duo brasiliano Os Gemeos dallo stile onirico, e JR.
La «via europea» del graffitismo nasce in Francia negli anni ’80, grazie a una nuova generazione di artisti tra i quali Jef Aérosol, pioniere della stencil art francese, C215, con i dettagliati ritratti di persone comuni, Tanc, noto per le sue linee astratte e dinamiche, i volti in rilievo di Gregos, Moreau Nicolas, con le sue opere che esplorano la natura umana, Princesse Ficelle, che combina elementi di fiaba e realtà, El Moot Moot, con il suo stile giocoso e colorato. «Alcuni artisti, conclude la curatrice, restano vicini al Graffitismo classico, come Big Tato, mentre altri, come Pure Evil, indagano la cultura pop, alcuni riflettono sul rapporto tra uomo e natura, come il duo Nevercrew e Bordalo, altri ancora esplorano interpretazioni più intime, da Chinagirl Tile a NeSpoon, l’elemento umano è centrale nei ritratti espressionisti di Alo e nelle opere di Damiano Mengozzi: la molteplicità dimostra come la Street Art sia una forma in continua evoluzione. La mostra si conclude con Banksy, figura che ha trasformato l’arte urbana in un fenomeno globale».

Banksy, «Bigtato Natural Clash»