Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliLa mostra intitolata «“… al battesimo fu chiamato Pietro”. Il Perugino a Città della Pieve» muove da tre momenti chiave della vicenda di Cristo, raffigurati da Pietro Vannucci, il Perugino (Città della Pieve, 1446-Fontignano, 1523) nella sua città natale. Visitabile dall’1 luglio al 30 settembre nel Palazzo Della Corgna e nel Museo Civico Diocesano di Santa Maria dei Servi, la rassegna è organizzata dal Comune umbro ed è firmata da tre curatori: Francesco Federico Mancini, Vittoria Garibaldi, Nicoletta Baldini.
L’esposizione è inoltre accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli e per la sua realizzazione si è avvalsa del sostegno del Comitato per le celebrazioni del quinto centenario della morte del Perugino, che ricorrono quest’anno. «L’idea di Città della Pieve è stata dell’ex direttore degli Uffizi Antonio Natali, di Vittoria Garibaldi e mia, racconta Mancini. Abbiamo individuato tre argomenti legati ad altrettante opere nel centro storico: l’“Adorazione dei Magi” nell’Oratorio dei Bianchi, magnifico affresco del 1504; il “Battesimo di Cristo” in Cattedrale collocato dalla critica intorno al 1510; il grande affresco datato 1517 della “Deposizione dalla Croce” nella Chiesa di Santa Maria dei Servi».
La mostra raccoglie circa trentacinque opere con prestiti da Vienna, dai Musei Vaticani, da Firenze, Siena, Perugia e altre sedi. «La sezione che curo, prosegue lo storico dell’arte, mostra come il Perugino declini in modo originale la tematica dell’Adorazione. Nei Vangeli canonici di Luca e Matteo quella dei pastori e quella dei Magi vengono presentate in momenti distinti; il pittore umbro invece ne fa un racconto unico collocando in primo piano i Magi e in secondo piano i pastori che hanno appena adorato il Bambino. Questo capitolo include pittori che hanno preceduto e seguito il Perugino». Mancini aggiunge poi che dalla rassegna «emergono componenti interessanti sulla formazione dell’artista. Mi riferisco soprattutto al discorso sul “Battesimo”. È Natali (che contribuisce alla mostra, ma non come curatore, Ndr) a metterlo in rapporto con quello del Verrocchio agli Uffizi». Una proiezione digitale mette in evidenza come il Perugino abbia attinto alla scena verrocchiesca per realizzare una serie di Battesimi dalla Cappella Sistina fino a quello di Città della Pieve.
Nicoletta Baldini cura la sezione sul peruginismo in area toscana con due opere del maestro e altre di allievi e di autori gravitanti intorno alla bottega fiorentina: «In virtù di nuove ricerche in archivio, spiega la studiosa, documento nomi di artisti fino a questo momento ignoti. Nel mio saggio cerco di mostrare attraverso documenti illuminanti le strategie insediative del maestro a Firenze e a Città della Pieve, dove i figli vendettero tutto, e ho ricostruito tutti i figli della copia, furono sette od otto».
Infine Vittoria Garibaldi cura il capitolo a Santa Maria dei Servi: «La “Deposizione” è una delle opere meno conosciute del Perugino, in parte rovinata, eppure è molto bella, con lo svenimento della Vergine associato in genere alla Crocifissione; suscitò grande interesse tra i viaggiatori dell’Ottocento. Ho ricostruito la storia della scena e dove era inserita in Santa Maria dei Servi».
La storica dell’arte evidenzia anche un legame con la scultura: «Il Vasari ricorda che il Perugino dipinge la “Deposizione” perché chiede a Jacopo Sansovino un modello in cera e gli dà indicazioni su come farlo. Il modello è al Victoria and Albert Museum di Londra, purtroppo non è stato possibile averlo, ma abbiamo una decina di opere tra copie e di seguaci intorno al dipinto».

Un particolare dell’«Adorazione dei Magi» (1504) del Perugino nell’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi a Città della Pieve (Pg). Foto Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve