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Oltre 100 opere dell’artista africana occupano i cinque piani del New Museum, facciata compresa. Esplorano il corpo femminile nero, l’identità di genere, il razzismo, il consumismo e il colonialismo
- Maurita Cardone
- 28 febbraio 2023
- 00’minuti di lettura


«Crocodylus» (2020) di Wangechi Mutu
L’afrofuturismo folk e porno di Wangechi Mutu
Oltre 100 opere dell’artista africana occupano i cinque piani del New Museum, facciata compresa. Esplorano il corpo femminile nero, l’identità di genere, il razzismo, il consumismo e il colonialismo
- Maurita Cardone
- 28 febbraio 2023
- 00’minuti di lettura
Maurita Cardone
Leggi i suoi articoliDal 2 marzo al 4 giugno il New Museum presenta una retrospettiva dell’artista, originaria del Kenya e di base a Brooklyn, Wangechi Mutu (Nairobi, 1972). Oltre cento lavori tra pittura, collage, disegno, scultura e film, sono distribuiti sui cinque livelli del museo per raccontare la sua pratica dagli anni Novanta ad oggi. All’artista è stato anche commissionato un intervento per la facciata del museo.
«Wangechi Mutu: Intertwined» esplora le connessioni tra i recenti sviluppi del lavoro scultoreo di Mutu con i suoi lavori precedenti e la sua decennale analisi e critica delle eredità del colonialismo e della globalizzazione. Nota dagli anni Novanta soprattutto per i suoi collage, nel tempo Mutu ha creato una pratica artistica complessa e stratificata.
Attingendo alla cultura popolare, alle tradizioni africane, alla pornografia e alla fantascienza, il lavoro di Mutu è un’immaginifica combinazione di materiali di scarto, ritagli di riviste, forme tridimensionali e pittura che l’artista usa per creare personaggi femminili in paesaggi fantastici. Attraverso queste creazioni Mutu esplora la rappresentazione del corpo femminile nero, l’identità di genere e il razzismo, il consumismo e il colonialismo, la guerra e lo sfruttamento.
Le sue sono figure provocatorie, sensuali e mostruose al tempo stesso, familiari e aliene. I suoi corpi sono ibridi, un po’ macchine, un po’ piante, un po’ animali. I suoi mondi mitologici sono luoghi di esplorazione e trasformazione culturale, sociale, personale. La mostra, curata da Vivian Crockett e Margot Norton, assistite da Ian Wallace, include alcuni dei primi lavori su carta e sculture di piccola scala per poi arrivare a opere più recenti, tra cui sculture realizzate con materiali naturali provenienti da Nairobi, come legno e terra.
Il primo piano del museo è dedicato alle connessioni tra i suoi collage e le sue sculture. Il secondo piano esamina l’evoluzione della pratica scultorea insieme a lavori in video e collage. Il terzo piano raccoglie i collage della serie «Subterranea» (2021-22) accanto a recenti bronzi di grandi dimensioni. Nell’atrio del museo è installata la scultura «In Two Canoe» (2021), recentemente presentata allo Storm King Art Center e che qui si arricchisce di un nuovo intervento.
Al piano interrato sono visibili opere delle «Screens Series». Si tratta della più ampia retrospettiva mai organizzata del lavoro di quest’artista che negli anni si è mossa tra diversi media creando un linguaggio unico che mescola storia e folklore, analisi socio-antropologica e suggestioni afrofuturiste.

«Crocodylus» (2020) di Wangechi Mutu