Uno dei pannelli della «Maestà» di Duccio di Buoninsegna (1308-11) con «L’Annunciazione»

© The National Gallery, London

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Uno dei pannelli della «Maestà» di Duccio di Buoninsegna (1308-11) con «L’Annunciazione»

© The National Gallery, London

L’apice di Siena prima della peste bubbonica

Alla National Gallery di Londra la grande mostra sul Gotico senese che ha debuttato al Metropolitan Museum lo scorso autunno

Dall’8 marzo al 22 giugno la National Gallery di Londra presenta «Siena: la nascita della pittura, 1300-1350», la grande mostra co-organizzata con il Metropolitan Museum of Art (main sponsor Intesa Sanpaolo) che ha svelato al pubblico americano (la prima tappa si è tenuta a New York dal 13 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025) la fulgida stagione del Gotico senese durante la quale Duccio di Buoninsegna, Simone Martini e i fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti abbandonarono la «piattezza» della ritrattistica tardobizantina mettendo a punto una pittura «teatrale», in cui i personaggi si muovono nello spazio ed esprimono emozioni.

Attraverso oltre 100 opere tra dipinti, sculture, oreficerie, manoscritti miniati, avori, smalti e tessuti attinenti all’ambito pubblico e privato, la mostra approfondisce «un momento straordinario agli albori del Rinascimento italiano. Per quanto spetti solitamente a Firenze la designazione di centro principale del Rinascimento, offre una rilettura dell’importanza di Siena, dalla profonda influenza di Duccio su una nuova generazione di pittori allo sviluppo di pale d’altare narrative, alla diffusione di stili artistici fuori dai confini italiani. Il peculiare linguaggio artistico di Duccio, dei fratelli Lorenzetti, di Simone Martini e dei loro contemporanei ha ribaltato il corso della pittura europea. Prendendo in esame il loro audace lavoro tracciamo la germinazione di molte delle idee basilari di artisti operanti nei secoli successivi e in aree geografiche diverse», hanno spiegato i curatori Stephan Wolohojian per il Met, Laura Llewellyn per la National Gallery e Caroline Campbell, ex curatrice della National Gallery di Londra ora direttrice della National Gallery of Ireland. 

Tra i capolavori più significativi la «Madonna Stoclet» di Duccio oggi al Met, l’«Annunciazione» di Ambrogio Lorenzetti della Pinacoteca Nazionale di Siena ed eccezionali ricomposizioni di complessi pittorici smembrati. Spicca la riunione di numerosi pannelli superstiti, provenienti da Londra e Madrid, della monumentale «Maestà» di Duccio di Buoninsegna del Museo dell’Opera Metropolitana di Siena (dipinta come pala d’altare della Cattedrale e smembrata nel 1771), prima pala d’altare bifacciale della pittura occidentale all’origine di un fondamentale cambiamento anche sul piano narrativo (il pannello centrale della Maestà con la Vergine in trono non ha lasciato il museo senese). Duccio completò la «Maestà», la sua unica opera firmata, nell’estate del 1311: si trattava di una commissione pubblica così importante che l’intera città depose gli attrezzi da lavoro, prese candele e campane e seguì la festosa processione dell’opera dalla bottega dell’artista, fuori da una delle porte di Siena, fino alla Cattedrale. Altra eccezionale riunificazione è quella del Polittico Orsini di Simone Martini, opera pieghevole destinata alla devozione privata probabilmente dipinta per il cardinale Napoleone Orsini, oggi divisa tra il Louvre di Parigi, il Kmska di Anversa e la Gemäldegalerie di Berlino. Nell’edizione europea della mostra gioca in casa «La Vergine col Bambino e i santi Domenico e Aurea», tavola a tempera e oro di Duccio (1312-15 ca) conservata alla National Gallery che a distanza di oltre sette secoli ha perso ben poco della sua dettagliata vitalità. 

Circa sette anni fa il progetto di una rassegna di riferimento sulla prima pittura senese sembrò un’impresa impossibile, anche solo considerando che 33 elementi della Maestà erano dispersi in dieci collezioni. Inoltre, molte delle opere esposte, come il pregevole «Ritorno di Gesù dal tempio» (1342) di Simone Martini, acquistato nel XIX secolo per la città di Liverpool, non avevano mai lasciato le rispettive raccolte. Il fatto che i curatori siano riusciti a convincere collezionisti e conservatori a esporre pannelli della «Maestà» senza le loro cornici e le loro teche a temperatura controllata è quindi un risultato straordinario che ci consente di ammirare da vicino i dettagli.

In mostra anche il «Crocifisso» sagomato di Pietro Lorenzetti conservato nel Museo Diocesano di Cortona e il Polittico della Pieve di Santa Maria ad Arezzo dello stesso artista.

Nel 1348, all’apice della sua potenza, Siena venne colpita duramente dalla peste bubbonica, ma Duccio, i fratelli Lorenzetti e Simone Martini l’avevano già lasciata alla volte della corte papale di Avignone.

Uno dei pannelli della «Maestà» di Duccio di Buoninsegna (1308-11) con «La chiamata degli apostoli Pietro e Andrea», Washington, National Gallery of Art. Cortesia della National Gallery of Art, Washington

Redazione, 03 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

L’apice di Siena prima della peste bubbonica | Redazione

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