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L’artista che firmò il cielo con un dito

Federico Florian

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La carriera di Yves Klein comincia a 19 anni quando, dopo aver firmato il cielo con un dito, dichiara di aver realizzato la sua prima opera d’arte. Un gesto simbolico che, come afferma la critica Hannah Weitemeier, preannuncia «la direzione che, da quel momento in poi, prenderà la sua arte: una ricerca volta a raggiungere i confini dell’infinito».

Sino al 5 marzo la Tate Liverpool presenta una retrospettiva dell’artista francese, morto a Parigi nel 1962 all’età di 34 anni. È la prima monografica a lui dedicata in un’istituzione inglese in oltre vent’anni.

A cura di Darren Pih, la mostra include una trentina di opere tra dipinti, sculture, performance, film e fotografie, molte delle quali ritraggono Klein come visionario showman, artista anticonvenzionale e maestro di judo, uno sport che praticò per tutta la sua breve vita.

Tra i massimi esponenti del Nouveau Réalisme, movimento che propugnava una nuova concezione di realismo attraverso l’uso di materiali desunti dalla realtà, Klein è noto ai più per i suoi monocromi di un blu brillantissimo, il cosiddetto International Blue Klein (IBK) e come tale brevettato, colore che allude a una dimensione metafisica e ultraterrena.

Tra le opere in mostra, lavori dalla serie delle «Anthropométries», dipinti creati imprimendo il corpo di modelle coperte di pittura direttamente sulla tela, alcune «Peintures Feu», tele che riportano le bruciature ottenute con l’impiego di un lanciafiamme, e un nucleo di «Reliefs éponges», bassorilievi a metà tra dipinti e sculture fatti di spugna, pietra, resina e puro pigmento blu.

Federico Florian, 10 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

L’artista che firmò il cielo con un dito | Federico Florian

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