Giulio Paolini, «Essere o non essere», 1994-95. Fondazione Giulio e Anna Paolini, Torino

Foto Luciano Romano

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Giulio Paolini, «Essere o non essere», 1994-95. Fondazione Giulio e Anna Paolini, Torino

Foto Luciano Romano

Le convergenze tra Paolini e Bertolo

All’Istituto Italiano di Cultura di Madrid la curatrice Elena Volpato ha scelto 17 opere dei due artisti, tra le più importanti della loro produzione, in un percorso organizzato in tre sezioni

Nei giorni di Arco Madrid (5-9 marzo), l’Istituto Italiano di Cultura della capitale spagnola apre una mostra (8 marzo-10 maggio) dedicata a Giulio Paolini (Genova, 1940) e Luca Bertolo (Milano, 1968), uno dei principali artisti delle nuove avanguardie del secondo Novecento e uno dei più importanti pittori italiani di oggi.

La curatrice, Elena Volpato, ha posto in dialogo 17 opere dei due autori, scelte tra le più rilevanti della loro carriera. Sono installazioni, dipinti e opere concettuali che abbracciano un arco temporale di sessant’anni, dal 1963 al 2024, e riflettono le ricerche sulla natura riflessiva dell’arte e su quello spazio poetico, concettuale ed espressivo che si cela «dietro l’opera», come dice il titolo della mostra, svelandone la dimensione più sfuggente.

L’esposizione è cadenzata in tre parti, che esaminano alcuni dei «denominatori comuni» tra i due artisti: il rapporto tra il recto e il verso della tela, l’ambiguo statuto d’immagine della bandiera e la rappresentazione dell’assenza. Tre argomenti, tanti quante sono le principali sale espositive dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid.

Paolini è stato una figura primaria delle nuove avanguardie del secondo Novecento per il suo esame degli elementi essenziali e costitutivi dell’opera visiva. Nella loro enigmatica presenza ha cercato il senso sia di ogni possibile distacco dal passato, sia di ogni possibile riconoscimento delle costanti dell’arte. Ha testimoniato l’urgenza di un’analisi che permetta di ripartire da un nuovo inizio, ma anche di dichiarare che quell’inizio era tutto interno alla tradizione classica.

Trent’anni dopo gli esordi di Paolini, Luca Bertolo ha incominciato a dipingere ripartendo da una riflessione simile sugli elementi primi della pittura e sulla superficie piana della tela come spazio di avvicinamento, per via negativa, all’immagine. Operando all’interno della pittura, ha cercato (e ritrovato) paradossali rappresentazioni dell’impossibilità di dire compiutamente sé stessi e il mondo.

Rispondendo alle decostruzioni e ricostruzioni delle avanguardie, Bertolo sta tracciando un percorso in cui appartenenza e lontananza dalla storia, contemplazione e sberleffo, pittura mimetica e pittura mentale, si sovrappongono nella sua paradossale indagine pittorica sull’apparente impossibilità di dipingere. L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Allemandi, con testi degli artisti e della curatrice.

Luca Bertolo, «Tramonto in un bosco di betulle», 2022. Cortesía dell’artista e di SpazioA, Pistoia. Foto Camilla Maria Santini

Gaspare Melchiorri, 20 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

Le convergenze tra Paolini e Bertolo | Gaspare Melchiorri

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