«La gare» (1922) di René Magritte

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«La gare» (1922) di René Magritte

Le scelte di Casamonti anche per l’esigente mercato milanese

Da inizio Novecento sino ad opere recenti, il percorso fiorentino da Tornabuoni Arte è all’insegna della qualità della ricerca artistica

Come sempre autorevole, ma anche capace di creare intorno a sé un’atmosfera rilassata e cordiale, Roberto Casamonti ha presentato nella sede fiorentina di Tornabuoni Arte «Antologia scelta 2025», mostra che include una selezione di opere di arte moderna e contemporanea scelte nel corso dell’ultimo anno e che aprirà anche nella sede milanese il 12 dicembre, presentando una più contenuta ma eccezionale raccolta di capolavori pensata per il ricco ed esigente mercato meneghino.

«I miei figli mi dicono che sono “antico”, confida Casamonti, che dovrei concentrarmi sui nomi dell’arte contemporanea oggi più richiesti dal mercato, ma io sono un uomo di 84 anni che non sa né può prescindere dal ’900 di artisti come Campigli, Morandi, De Chirico, Rosai. Ho sempre cercato la qualità, mai la moda, e venduto classici che resistono alla prova del tempo. È questo anche il segreto della mia credibilità, tanto che è veramente molto raro che opere che ho venduto mi tornino indietro. All’ultima Biennale dell’Antiquariato, ad esempio, abbiamo allestito uno stand bellissimo, con opere di grande rarità come l’ovale “Superficie 106” di Giuseppe Capogrossi, del 1954».

Cronologicamente la nuova «Antologia» si apre con due opere di inizio Novecento di Plinio Nomellini, «Luna di ottobre» e «Pastore con gregge e pecore». Non mancano opere di grande suggestione e particolarità come la tempera su carta «Balfiore - Motivo floreale per sciarpa» (1925 ca) di Giacomo Balla, esempio delle incursioni dell’artista nel mondo della progettazione decorativa e della moda, o il toccante, inquieto Lorenzo Viani del grande pannello «Istituto minorile» (1927-28 ca).

Tra gli artisti della prima metà del Novecento compare anche il quotatissimo René Magritte, presente con l’opera di sapore avanguardista «La gare» (1922), mentre è del 1972 l’onirico «Oiseau» di un altro illustre «straniero», Joan Mirò, opera scelta anche per la copertina del bel catalogo introdotto da Gino Pisapia. Sono infatti le opere del secondo Novecento a rubare la scena. L’inconfondibile effetto scenografico dei concetti spaziali di Lucio Fontana si declina qui nella smagliante idropittura rossa di «Attesa» (1959) e nel grande formato del raro «Teatrino» (1968), in cui l’azzurro intenso del dipinto appare esaltato da una cornice ondulata in legno laccato blu che molto ricorda le coeve sperimentazioni del mondo del design.

Di fronte ad essi, nella galleria fiorentina, troneggia la grande, elegante scultura in bronzo di Mimmo Paladino «Figura con stella» (2000-02) seguita dal tappeto-natura del 2008 «Spiaggia brasiliana» di Piero Gilardi, mentre sulle pareti scorrono opere tra gli altri di Alberto Burri, Alighiero Boetti, Domenico Gnoli, Carla Accardi, Carol Rama. Ma Casamonti ha anche il coraggio di dire di no. Tra i vistosi e voluti assenti, spiccano gli osannati Cattelan («Non ha inventato assolutamente nulla, precisa il gallerista. Molto prima della sua banana c’era stata la “Merda di artista” di Manzoni») e Salvo, di cui si limita a dire: «Anni fa ho venduto un paio di sue opere, da cui mi sono separato senza rimpianti». 

La sede fiorentina della galleria Tornabuoni Arte allestita con «Antologia scelta 2025»

Elena Franzoia, 10 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

Le scelte di Casamonti anche per l’esigente mercato milanese | Elena Franzoia

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