L’arte come pratica medicativa per rimanere presenti a sé stessi nello scorrere della vita: attorno a questo concetto ruota la produzione artistica di Patrizio Di Massimo (Jesi, 1983) che, con la personale «Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus)», Gió Marconi presenta a Milano dal 31 gennaio all’8 marzo.
Spinto dalla necessità di interrogare sé stesso e la propria identità, attraverso la pittura Di Massimo studia gli stati emotivi e psicologici delle persone a lui care (tra cui artisti, collezionisti e curatori) con le quali di volta in volta si immedesima per mettersi nei panni di personaggi e ruoli sempre diversi. Il pennello e la tecnica ad olio diventano strumenti analitici per esplorare l’esistenza umana da un punto di vista spirituale, preceduti da una sessione di shooting in cui l’artista entra in diretto contatto con i suoi soggetti: solo dopo aver coordinato i loro movimenti e le loro pose (un momento profondamente performativo) scatta fotografie per poi modificarle digitalmente. Grazie a questo tipo di indagine introspettiva mediante l’altro, l’artista marchigiano riesce a spogliarsi delle convenzioni legate al corpo maschile nell’opera d’arte dalla tradizione alla contemporaneità.
Il percorso racconta il processo di maturazione e sperimentazione creativo e personale di Di Massimo, che nei generi del ritratto e dell’autoritratto è riuscito a far emergere la propria consapevolezza emotiva, espressiva e concettuale. Nella «Stanza dei Litigi» le tele di grandi dimensioni, tutte realizzate nel 2024, sono contraddistinte da una distorsione quasi grottesca delle emozioni e da sfondi in cui è possibile riconoscere monumenti e architetture iconiche di Milano. La «Stanza degli Uomini», come suggerisce il titolo, è incentrata sul tema della mascolinità e vede posture tradizionali attribuite a personaggi di oggi, per un connubio tra iconografia classica e cultura visuale contemporanea. La vita personale e la dimensione domestica sono il fulcro della «Stanza della Famiglia», in cui paternità, genitorialità e cura aprono un varco nella vita più intima di Di Massimo. In queste tele si inserisce l’elemento del panneggio che, in maniera sempre più preponderante, costringe le figure umane a farsi da parte: nella «Stanza dei Letti Vuoti», sei dipinti monocromi testimoniano l’evoluzione verso un’arte sempre più astratta.