È passato quasi un secolo da quando l’artista italo-argentina Leonor Fini (Buenos Aires, 1907-Parigi, 1996), allestiva la sua prima personale d’esordio alla Galleria Barbaroux di Milano nel 1929. Il suo «ritorno» nel capoluogo lombardo è fissato dal 26 febbraio (sino al 22 giugno) a Palazzo Reale con la mostra «Io sono Leonor Fini» curata da Tere Arcq e Carlos Martin. Un centinaio di opere, in prevalenza dipinti, raccontano una figura artistica, poliedrica e fuori dal coro, ancora oggi non così nota al grande pubblico, complice il suo atteggiamento indipendente anche nei confronti del movimento, quello surrealista, al quale aveva ampliamente contribuito (Fini arrivò a Parigi nel 1931 e nella metropoli, che divenne sua patria adottiva, conobbe Max Ernst, Salvador Dalí, Man Ray, Jean Cocteau e Georges Bataille). Nelle sue composizioni la ricchezza di simboli eterogenei, creature ambigue ed enigmatiche figure femminili (sacerdotesse, dee, moderne sfingi), incorniciate in una dimensione misteriosa, talora inquietante, sono frutto di una cultura complessa formatasi in quella terra unica e cosmopolita che era Trieste, polo di cultura italiana e mitteleuropea in cui vivevano James Joyce, Rainer Maria Rilke e Italo Svevo e che ancora risentiva del suo passato sotto l’Impero austriaco.
Ad oggi, a mantenere il record per la «furia italiana a Parigi», come Ernst chiamava simpaticamente Leonor Fini, è «Autoportrait au scorpion» (1938), originale autoritratto dell’artista venduto il 13 maggio 2021 da Sotheby’s a New York per 2.319.000 dollari a fronte di una stima lontanissima dalle più rosee previsioni (600-800mila dollari). Più di recente, il 9 ottobre 2024 a Londra, Christie’s ha piazzato «Rogomelec», (1978), titolo di un suo stesso romanzo dell’anno successivo, per 907.200 sterline sbeffeggiando nuovamente la cauta stima di 450mila-650mila sterline. Se il conturbante «Figures on a terrace» (1938) nella vendita di arte impressionista e moderna di Sotheby’s a New York del 29 giugno 2020 aveva sfiorato il milione di dollari, e tre anni dopo, il 27 giugno 2023 a Londra, la stessa casa d’aste cedeva «Autoportrait au turban rouge» (1938) a 711mila sterline (stima 400-600mila), è con «Les Aveugles» (1968) che la casa d’aste realizza una cifra che è quasi cinque volte la media della stima (200mila-300mila), all’asta serale di arte moderna a New York del 16 novembre 2021: 870mila dollari per un olio su tela dipinto in un periodo in cui Fini si dedicava principalmente alla creazione di costumi per il teatro, l’opera, il balletto e il cinema. Anche opere minori come la gouache «Rouge et noir», battuta lo scorso dicembre da Sotheby’s a Parigi per un valore decisamente più alto della stima (5mila-7mila), 31.200 euro, avvalorano una tendenza che generalmente disattende le valutazioni e dimostra l’apprezzamento rivolto all’artista-icona femminile del secolo scorso dall’immaginazione dirompente.