Verso la metà degli anni Trenta un notaio genovese, Angelo Fasce, inventa e brevetta per la sua abitazione un tavolo da pranzo in noce nazionale (con inserti in acciaio, alluminio e vetro), ispirandosi per il nome, «Autarca», al clima politico del tempo. A tale termine, tuttavia, il geniale progettista aveva attribuito una personale interpretazione: il suo «Tavolo contenente tutto il necessario per il servizio dei pasti» doveva infatti consentire alla famiglia di consumare il pranzo senza la presenza di personale di servizio, evitando così che i domestici potessero intercettare opinioni e discorsi poco graditi al regime. Al di là delle finalità sottese alla curiosa invenzione, il grande tavolo rotondo, la cui parte centrale girevole poteva essere alzata o abbassata grazie a un complesso meccanismo interno di pesi e contrappesi, fu dotato da Fasce di un corredo costituito da piatti in terraglia rossa della Richard-Ginori, tazzine e piattini da caffè in bachelite rossa, tovagliette di lino con ricami che indicavano le posizioni per l’apparecchiamento, menu appositamente stampati con il nome e la sagoma grafica del tavolo e, infine, i bicchieri con bevante scanalato del servizio «Francesca», progettato tra il 1928 e il 1930 dalle Cristallerie Nason & Moretti.
E proprio alla produzione della storica manifattura di Murano, fondata nel 1923 da Ugo Nason con i quattro figli e gestita ancora oggi dalla famiglia, è dedicata la mostra «La Cristalleria Nason & Moretti. Il vetro da tavola dal Déco al Compasso d’Oro», a cura di Cristina Beltrami, Matteo Fochessati e Anna Vyazemtseva, visitabile alla Wolfsoniana di Genova Nervi dal 22 novembre al 4 maggio 2025 (catalogo Sagep). A poco più di un anno dall’apertura della rassegna che aveva celebrato nel Museo del Vetro di Murano i 100 anni di attività della NasonMoretti (forma contratta del nome in uso dal 2005), la mostra alla Wolfsoniana intende proporre un focus su un arco temporale compreso tra gli esordi della cristalleria e la metà degli anni Cinquanta, epoca in cui il servizio «Lidia», destinato a essere in seguito ospitato, per dono dell’architetto Philip Johnson, nella collezione permanente del MoMA di New York, vinse nel 1955 il Compasso d’Oro. L’intensa fase di attività della NasonMoretti, delimitata dalle rispettive produzioni dei due servizi, si trova così a dialogare con la variegata collezione del museo dedicata alle arti decorative e di propaganda del periodo tra il 1880 e il 1945 e, in particolare, con le opere di Vittorio Zecchin e di Umberto Bellotto, autore al tempo di curiosi connubi di ferro e vetro.
Nelle raccolte della Wolfsoniana sono peraltro presenti anche altre due creazioni della manifattura di Murano: un servizio da liquore e uno da gelato o fragola, nei quali risalta il segno distintivo della produzione NasonMoretti, connotata negli anni Venti e Trenta dall’integrazione tra vetro acciaio o fumé e pasta vitrea corallo. Questa tipologia decorativa, come testimoniato da molteplici esemplari in mostra in prevalenza provenienti dall’Archivio storico NasonMoretti, rappresentò a quel tempo la peculiarità produttiva della manifattura che successivamente, a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta, mostrò una rilevante trasformazione dei propri modelli, nel progressivo adeguamento al gusto e allo spirito del tempo. Così attestano le incisioni realizzate su disegno di Franz Pelzel; la forma irregolare del servizio «Pinzato», determinata in fase di soffiatura dall’impiego di una pinza speciale, o più avanti il servizio di bicchieri «Arlecchino», ideato nel 1954 da Giovanni Gariboldi.