L’epopea della famiglia Sassoon, nota come «I Rothschild dell’Est», è leggendaria. Originari di Baghdad, all’inizio dell’800 si trasferirono in India per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei, poi in Cina e infine in Inghilterra. La ricchezza e la generosità di Sassoon ben Salih (1750-1830) fu leggendaria: fece costruire scuole, orfanotrofi, ospedali e musei.
Durante la seconda guerra mondiale circa 18mila ebrei trovarono rifugio a Shanghai: Sir Victor Sassoon fu tra i principali finanziatori dell’operazione e tra i più attivi collaboratori dell’International Committee for European Immigrants. Dal 3 marzo al 13 agosto una mostra del Jewish Museum racconta la storia di quattro generazioni di Sassoon, tra l’impero che costruirono nel commercio, la passione per l’arte e l’impegno civico, ripercorrendo anche la storia della loro collezione e il ruolo svolto dai vari componenti della famiglia nella sua formazione.
Fondamentale quello di alcune donne, tra cui Rachel Sassoon-Beer, prima donna in Gran Bretagna a dirigere due quotidiani, «The Sunday Times» e «The Observer». Sono esposte oltre 120 opere tra dipinti, arte cinese, manoscritti e oggetti legati ai rituali e alla tradizione religiosa ebraica, appartenute alla famiglia e ora di proprietà di prestigiose collezioni internazionali. Tra i vari capolavori, dipinti di Thomas Gainsborough e Jean Baptiste Camille Corot, John Constable, Pieter Paul Rubens, diversi ritratti di John Singer Sargent di alcuni componenti della famiglia.