Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Maria Letizia Paiato
Leggi i suoi articoliDal 19 luglio al 9 novembre, il Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado (Fm), da anni impegnato nella ricerca sugli artisti legati al territorio e attento a mettere in luce espressioni e connessioni fra artisti, apre le porte al nuovo progetto «Quel lontano mar, quei monti azzurri. Il Paesaggio di Osvaldo Licini e Tullio Pericoli», con la curatela di Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni.
Il Centro, che si muove nell’arco della produzione creativa che lega Osvaldo Licini e Tullio Pericoli sul tema del paesaggio, come suggerisce il titolo, realizza una mostra che guarda al mare e alla montagna e a quella connessione fra infinito e finito che Leopardi ha saputo raccontare con incredibile dolcezza e maestria. Nel paesaggio entrambi gli artisti hanno proiettato il proprio sentire e la propria estetica, facendo affiorare sulla tela la profonda ispirazione ricevuta dall’osservazione e contemplazione del paesaggio. «Non si ritrova nelle Marche né il primitivo né l’estremamente moderno. Nulla d’iperbolico. È una terra filtrata, civile, la più classica anzi delle nostre terre» scriveva Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia alla metà degli anni Cinquanta.
Per Licini il paesaggio rappresenta l’aspetto della realtà che più innesca il processo creativo, ma sempre attraversato da un dato filosofico che pone domande e mai offre risposte, più spesso muovendosi nella dimensione del sogno, o delle «quiete stanze» della sua casa. Per Tullio Pericoli, invece, il paesaggio abita una dimensione di espressività dai tratti più irrequieti, in bilico tra sensazioni oniriche e il sapore della terra, solo in apparenza in stato di calma. Un aspetto, tuttavia, che muta nelle opere realizzate nel periodo compreso tra il 1976 e il 1983, dove le vedute sono più luminose e lievi, avvicinandolo alla dimensione pittorica di Licini. Di Pericoli si osservano opere recenti che, numerose, testimoniano la vivace e continua creatività dell’artista, ma anche il suo sguardo contemporaneo sul tema del paesaggio, drammaticamente ferito dall’umanità. Un aspetto più di altri lega i due artisti: il tema del segno, che continua inoltre a emergere chiaramente come tratto distintivo di molti artisti marchigiani studiati dal Centro Studi Osvaldo Licini.

Tulio Pericoli, «Colline delle Marche», 2000. © Tullio Pericoli