
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Milano
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a MilanoVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Due prestiti dell'antiquaria Miriam Di Penta alla mostra di Palazzo Chigi
- Redazione GDA
- 01 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura


«Veduta costiera con la chiamata di Pietro e Andrea» (1630-35) di Agostino Tassi
Luce del Barocco ad Ariccia | 3
Due prestiti dell'antiquaria Miriam Di Penta alla mostra di Palazzo Chigi
- Redazione GDA
- 01 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura

Redazione GDA
Leggi i suoi articoliStorica dell’arte studiosa di Barocco italiano, l’antiquaria romana Miriam Di Penta tratta opere seicentesche, dai caravaggeschi a Pietro da Cortona nella sua galleria in via di Monserrato, nei pressi di piazza Farnese.
Nella mostra «La luce del Barocco» ha prestato due oli: «Veduta costiera con la chiamata di Pietro e Andrea» (1630-35) di Agostino Tassi e «Fidanzamento di contadini nella campagna romana» (1631) dell’olandese Jan Linsen. Il dipinto di Tassi blocca un momento del Vangelo di Matteo, quando dalla riva del mare di Galilea, Cristo chiama Pietro e Andrea e li esorta a venire con lui per diventare «pescatori di anime».
Il quadro è stato fatto studiare a Francesca Cappelletti, esperta di seicento e neodirettrice della Galleria Borghese, che lo ha attribuito all’ultimo periodo di Agostino Tassi (Roma 1578-1644): «La definizione del paesaggio, una sintesi originale fra quello equilibrato e classicista della tradizione carraccesca e le novità naturalistiche elaborate a Roma dai fiamminghi di prima e seconda generazione insieme alla maniera inventiva, elegante e quasi capricciosa con cui viene trattato il soggetto, spiega la studiosa, rimandano senza dubbio alla mano di Agostino Tassi, il pittore protagonista della pittura di paesaggio e della grande decorazione a Roma nella prima metà del secolo».
Inoltre Francesca Cappelletti avanza il nome del marchese Costaguti come possibile proprietario dell’olio, ma è un’ipotesi ancora da approfondire. Invece il prezioso e luminoso dipinto ovale su rame appartiene alla rara produzione di Linsen (Hoorn 1602/03-1635). Stabilitosi a Roma agli inizi del Seicento per alcuni anni, nel 1623 è già documentato tra i membri della Bentvueghels, associazione di artisti nordici.
Tra il 1624 e il 1625 condivide la casa con Paulus Bor e Michelangelo Cerquozzi, e cerca di mettere a frutto il denso clima artistico della città, tanto che il piccolo rame risente di quelle conoscenze. «La scena campestre in primo piano, osserva Miriam Di Penta, ha lo scopo di connotare, con un accento idilliaco da antica Arcadia, la forza luministica del paesaggio. Interessanti confronti si possono individuare con un’altra opera firmata, “Rebecca ed Eliezer” datata 1629 e conservata al Westfries Museum di Hoorn in Olanda».
LUCE DEL BAROCCO AD ARICCIA
1. 50 opere barocche da raccolte private a Palazzo Chigi
2. Il curatore Francesco Petrucci presenta la mostra a Palazzo Chigi
3. Due prestiti dell'antiquaria Miriam Di Penta alla mostra di Palazzo Chigi