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Fino al 6 marzo il Madre ospita «Retrospettiva a luce solida», ampia mostra dedicata a Fabio Mauri (Roma, 1926-2009) curata da Andrea Viliani e Laura Cherubini, organizzata in collaborazione con lo Studio Fabio Mauri
- Olga Scotto di Vettimo
- 02 dicembre 2016
- 00’minuti di lettura


Luce solida e luce interiore
Fino al 6 marzo il Madre ospita «Retrospettiva a luce solida», ampia mostra dedicata a Fabio Mauri (Roma, 1926-2009) curata da Andrea Viliani e Laura Cherubini, organizzata in collaborazione con lo Studio Fabio Mauri
- Olga Scotto di Vettimo
- 02 dicembre 2016
- 00’minuti di lettura
Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliLa prima parte del percorso, che occupa il terzo piano del museo, propone una selezione di opere che esplorano le narrazioni della comunicazione di massa in una riscrittura autonoma dell’iniziale estetica pop. La serie degli «Schermi» si integra con gli «Zerbini» e altre opere degli anni Sessanta tra cui «Cinema a luce solida», «Colonne di luce» e «Luna», ricerche sul significato e sulle dinamiche della proiezione. Una sezione a sé è costituita da opere degli anni Settanta con proiezioni in 8 mm e 16 mm su corpi e oggetti (vari esemplari di «Senza» e «Senza ideologia», la ricostruzione di «Intellettuale-Pasolini») fino alle più recenti proiezioni su supporto digitale.
Al piano terra e nelle tre sale del mezzanino sono raccolte opere, installazioni e documentazioni sulla matrice performativa e teatrale della ricerca dell’artista. Tra installazioni come «Manipolazione di Cultura» (1971-76), «Il Muro Occidentale o del Pianto» (1993) e «Teatrum Unicum Artium» (2007) saranno periodicamente realizzate alcune tra le più importanti azioni di Mauri. Dal 17 dicembre al 20 marzo, la Project room presenta «Sette Stagioni dello Spirito» di Gian Maria Tosatti (Roma 1980), curata da Eugenio Viola.
A conclusione di un progetto triennale promosso e organizzato da Fondazione Morra con il sostegno di Galleria Lia Rumma (in collaborazione con vari enti istituzionali e con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee), l’artista presenta un racconto intimo, il backstage personale fatto di frammenti biografici e della sua ricerca a Napoli in questi anni: dal pavimento del suo studio al diario con appunti, disegni e schizzi, a un lungometraggio che racconta il processo di realizzazione dell’opera che ha comportato il temporaneo accesso a luoghi chiusi e dimenticati della città.
Sviluppando le indicazioni contenute in Il castello interiore (1577), in cui santa Teresa d’Avila suddivide l’animo umano in sette stanze, l’artista ha operato una trasfigurazione di sette edifici napoletani in altrettante installazioni ambientali, che nel percorso espositivo vengono tradotte in sette «camere mentali» in cui si declinano i temi di queste «Stagioni dello Spirito»: inconsapevolezza, inerzia, errore, salvezza, ascensione, pratica del bene e destino. Per le festività natalizie, il museo è al lavoro su progetti speciali che articolino arte contemporanea e antica.