«Autoritratto» (1653) di Samuel van Hoogstraten (particolare)

© Liechtenstein. The Princely Collections, Vaduz-Vienna

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«Autoritratto» (1653) di Samuel van Hoogstraten (particolare)

© Liechtenstein. The Princely Collections, Vaduz-Vienna

L’uso del colore (e dell'illusione) da Rembrandt a Van Hoogstraten

Al Kunsthistorisches Museum di Vienna una sessantina di opere illustrano il carattere sperimentale della pittura del maestro fiammingo e dell’allievo nell’uso della tavolozza e degli artifici ottici

All’età di 15 anni Samuel van Hoogstraten iniziò la propria formazione nell’atelier di Rembrandt (1606-69). Trentasei anni dopo, nel 1678, anno della sua morte, diede alle stampe la sua fondamentale opera, Introduzione all’alta scuola di pittura, ovvero il mondo visibile, in cui affrontava numerosi temi legati alla professione di pittore e ricordava fra l’altro il proprio apprendistato presso Rembrandt, consentendo di immergersi nella prassi quotidiana e nelle concezioni del maestro dell’epoca d’oro olandese. 

Dalle riflessioni sul rapporto fra i due artisti è nata la volontà del Kunsthistorisches Museum (Khm) di giustapporre esempi paradigmatici delle due produzioni e di farlo focalizzando l’attenzione su due aspetti cruciali che le caratterizzano, colore e illusione: «È da questo approccio che è nata la selezione delle 60 opere fra dipinti, disegni e stampe per la mostra “Rembrandt. Hoogstraten. Colore e illusione”», spiega la curatrice Sabine Pénot, che dall’8 ottobre al 12 gennaio 2025 presenta per la prima volta congiuntamente le opere dei due artisti dalle collezioni del Khm. Numerosi prestiti internazionali, fra cui tele dal Dordrechts Museum, titolare della maggiore collezione al mondo di opere di Van Hoogstraten, consentono un fertile dialogo che evidenzia per i due artisti il ruolo del colore e la maestria nel suo utilizzo, ma anche le possibilità offerte dalla creazione di illusioni ottiche, tese a solleticare tutti i sensi dell’osservatore, con quadri che suggeriscono tridimensionalità e movimento: «L’intento è quello di sottolineare con la mostra il carattere sperimentale delle opere di Rembrandt e Van Hoogstraten e di consentire uno sguardo sugli artifici utilizzati per creare le illusioni», prosegue Pénot. 

Nel corso delle ricerche per la realizzazione della mostra, sono state fissate attribuzioni di opere di proprietà del Khm, in particolare di Rembrandt, finora considerate incerte. Fra queste il «Ritratto del figlio», databile attorno al 1658, viene ora presentato come «Titus van Rijn, figlio dell’artista, immerso nella lettura»: «Le analisi sono state svolte in modo interdisciplinare assieme a colleghi dell’Università di Anversa e della National Gallery of Art di Washington e gli esiti sono stati sottoposti a un confronto tra esperti internazionali», spiega ancora Pénot. 

Al termine del percorso espositivo, una sala interattiva invita il visitatore a sperimentare con la prospettiva, entrando per così dire in ricostruzioni 3D di opere di Van Hoogstraten. L’iniziativa viennese è inoltre frutto di una collaborazione con la Rembrandthuis di Amsterdam, che dall’1 febbraio al 4 maggio 2025 dedicherà una mostra interamente a Van Hoogstraten («L’illusionista»). Gli sforzi congiunti delle due istituzioni, del Rkd-Istituto olandese di storia dell’arte, e di un pool di esperti, consentiranno di approntare inoltre il primo catalogo ragionato della produzione di Van Hoogstraaten, sulla base fra l’altro degli esiti delle ricerche svolte per le due mostre. 

Flavia Foradini, 04 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

L’uso del colore (e dell'illusione) da Rembrandt a Van Hoogstraten | Flavia Foradini

L’uso del colore (e dell'illusione) da Rembrandt a Van Hoogstraten | Flavia Foradini