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In occasione del progetto «Interventions», l’istituzione londinese invita l’artista campana a dialogare con opere della propria collezione e, in particolare, con Boccioni, Carrà e Severini
- Alessia De Michelis
- 06 ottobre 2025
- 00’minuti di lettura


Marinella Senatore, «Afterglow», 2023
Courtesy of the artist e Mazzoleni
Marinella Senatore e il ruolo sociale dell’arte entrano alla Estorick Collection
In occasione del progetto «Interventions», l’istituzione londinese invita l’artista campana a dialogare con opere della propria collezione e, in particolare, con Boccioni, Carrà e Severini
- Alessia De Michelis
- 06 ottobre 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliProteste, cortei, azioni collettive. Ma anche neon, simboli, gesti rituali. L’universo visivo di Marinella Senatore (1977) si compone di stratificazioni politiche, formali e poetiche che trasformano l’arte in pratica sociale. In occasione del ciclo «Interventions», la Estorick Collection di Londra invita, dal 15 ottobre al 16 novembre, l’artista a confrontarsi con la sua collezione permanente, in un dialogo inatteso tra linguaggi contemporanei e capolavori del Novecento italiano.
Il cuore del progetto è una selezione di opere tratte dalla serie «It’s Time to Go Back to the Street»: disegni che evocano scene di protesta urbana, dove riferimenti alle suffragette dell’epoca edoardiana convivono con manifestazioni contemporanee. Figure stilizzate e posture iconiche mettono in scena una coreografia collettiva che attraversa i secoli, unendoli in un’unica narrazione di resistenza.
Accanto a queste opere, una serie di disegni ispirati alla Divina Commedia apre un ulteriore livello simbolico, offrendo una rilettura personale del poema dantesco attraverso la lente dell’impegno civile. Completano l’intervento installazioni luminose al neon e striscioni, veri e propri dispositivi visivi e performativi, portatori di slogan e messaggi positivi che da anni ne caratterizzano la pratica artistica.
L’esposizione, organizzata in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a Londra, si inserisce in una riflessione più ampia sulle modalità di attivazione del pubblico, mettendo in evidenza i punti di contatto con gli artisti futuristi come Boccioni, Carrà e Severini, anch’essi affascinati dalle «maree polifoniche» della modernità.