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Maria Letizia Paiato
Leggi i suoi articoliL’arte che guarda all’arte, alla sua storia e al collezionismo è il tema scelto dall’Accademia di Belle Arti di Urbino per sollecitare approfondimento e ricerca attraverso una mostra dedicata a tanti vari protagonisti, da Morandi a Pozzati, seguendo gusto e passioni di Mario Ramous, poeta, traduttore, saggista, critico d’arte. Le collezioni, come testimoniano storici dell’arte e conservatori, sono di cruciale importanza per questo scopo e per comprendere il contesto, offrono visioni trasversali di carattere personale, anche nell’ambito dell’Estetica, disciplina per la quale Ramous fu titolare della cattedra dell’Accademia urbinate dal 1974 al 1994, oggi ereditata da Luca Cesari, direttore dell’Accademia e curatore della mostra. L’esposizione non vuole essere solo un omaggio, ma un percorso che delinei un possibile inedito profilo dell’arte italiana seguendo la traiettoria interiore di Ramous, le sue amicizie, le sue relazioni.
Sull’incalzare dell’Informale, infatti, fra Neocubismo e un rinnovato Espressionismo, la mostra «Da Morandi a Pozzati. Mario Ramous e l’arte» (fino al 25 luglio) documenta l’opera di artisti come Duilio Barnabé, Giovanni Ciangottini e Sergio Romiti e altri della generazione precedente, come Giorgio Morandi, Marino Marini e Mario Sironi. Non mancano poi autori cui Ramous s’interessò nelle vesti di direttore della collana «Documenti» per la Cappelli di Bologna, fra il 1950 e il 1975, con volumi dedicati, tra gli altri, a Virgilio Guidi, Concetto Pozzati, Emilio Scanavino e molti altri ancora. Incarico determinante sia per la sua carriera di critico sia per le amicizie bolognesi, di cui resta vivida traccia nella monografia dedicata a Giorgio Morandi del 1949 (in mostra un suo disegno del 1915 raffigurante una natura morta a carboncino).
Oltre a lui Concetto Pozzati, direttore a Urbino negli anni 1970-73, che lo spinse, già cinquantenne, verso l’insegnamento di Estetica. A Urbino incontra e diventa amico anche di Rodolfo Aricò, altra figura molto importante nella vita di Ramous. La mostra, come afferma Luca Cesari, è una visione della critica d’arte del secondo Novecento, dove pittura, poesia e letteratura, campi di formazione e professionali praticati da Ramous, s’intrecciano in una singolare prosa capace di legare i versi ai segni. E proprio Luca Cesari, impegnato in approfondite ricerche sul valore del segno, ha fortemente voluto questo progetto. Contestualmente è stata inoltre inaugurata la mostra «La nuda forma» (fino al 25 luglio) dell’ex allievo Salvo Scafiti, a cura di Serena Riglietti, allestita nella Galleria «La Stanzetta».