Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliDal 22 aprile al 15 settembre Giuseppe Modica torna a esporre con un’ampia personale al Museo Hendrik Christian Andersen. Tre anni fa fu la volta della mostra «Atelier», incentrata sul tema del luogo di elaborazione della pittura, questa volta la messa a fuoco è sul mare che circonda l’Italia: «Rotte mediterranee - visione circolare» è il titolo sotto cui l’artista ha riunito una ventina di tele degli ultimi anni, quasi tutte inedite. La cura è di Maria Giuseppina di Monte, direttrice del museo, e Gabriele Simongini.
Soggetti primari sono, come sempre nel pittore nato nel 1953 a Mazzaro del Vallo (trasferitosi nel 1986 a Roma), il mare, la luce, lo spazio, il silenzio. Anche in questo ultimo ciclo di lavori, una luce meridiana e metafisica, assolutamente «siciliana», ma anche memoriale (è luce di ricordi di infanzia), inonda, silente, immobili vedute marine e ambienti azzurri aperti sull’infinito, tra mura scrostate, finestre e porte che affacciano sul cielo, scale a pioli, cubi di Dürer e altri enigmatici poliedri, quadri nel quadro e grandi specchi, capaci di moltiplicare lo sguardo e i riflessi. Novità sono le navi da guerra che ora appaiono all’orizzonte, piccoli segni dei nostri tempi, che inquietano l’animo, pur non turbando l’incanto d’assieme. I riferimenti sono al serpeggiante clima di guerra, ma anche ai tragici naufragi di disperati.
Scrive Gabriele Simongini in catalogo: «Modica riesce perfino, in alcune fra le opere più significative esposte in mostra, a condensare magnificamente in immagini sospese ma intense la tragedia che ha trasformato il “Mare Nostrum” dei romani in “Mare Monstrum”, in gigantesco cimitero a cielo aperto». Su tutto trionfa però il blu, colore assoluto per Modica e quintessenza che unifica aria, acqua e solidi. Spiega il pittore: «È il colore dell’atmosfera e della lontananza (...) è anche il colore della spiritualità e della contemplazione. E poi con il blu si accendono tutti gli altri colori, come i rossi e gli ocra che sono l’energia vitale della luce. Il blu è un contrappunto necessario alla luce. È il colore del respiro, della libertà e della vastità del firmamento». Dice Maria Giuseppina Di Monte: «Modica lavora con la luce e l’aria: la prima crea il colore e la seconda ne avvolge le forme. Ancora due fattori vanno tenuti in conto: la geometria e la prospettiva, fondamenti irrinunciabili della pittura».
Sulla formazione mentale dell’artista hanno influito infatti i suoi miti storico artistici: Piero della Francesca, Antonello da Messina, Georges Seurat, Giorgio de Chirico, oltre alla consonanza con pittori come Guccione e Sarnari, frequentati in Sicilia. Ma anche la letteratura ha svolto un ruolo importante, e letterati, accanto a numerosi critici d’arte, sono molti dei principali esegeti della pittura di Modica, da Sciascia ad Agamben, Tabucchi, Soavi, Calasso e Cesare Vivaldi. Ad attrarre tutti è sempre il senso dell’enigma, del mistero, affermati in piena luce.