«Le ragazze sul ponte» (1927) di Edvard Munch (particolare)

Foto: Halvor Bjørngård. © Munchmuseet

Image

«Le ragazze sul ponte» (1927) di Edvard Munch (particolare)

Foto: Halvor Bjørngård. © Munchmuseet

Munch pittore dell’angoscia moderna

L’attesa mostra sul pittore norvegese, dopo la tappa al Palazzo Reale di Milano, nel 2025 si trasferirà a Roma

«Ho ereditato due dei più spaventosi nemici dell’umanità: il patrimonio della consunzione e la follia». Così ripeteva Edvard Munch (Løten, Norvegia, 1863-Oslo, 1944), che per l’intera vita dovette fare i conti con l’incubo della tubercolosi e della depressione, flagelli della sua famiglia. Cresciuto e vissuto nel lutto («Nella mia casa d’infanzia abitavano malattia e morte. Non ho mai superato l’infelicità di allora») a causa della scomparsa prematura, per tisi, della madre e della sorella prediletta, della malattia mentale di un’altra sorella, della tragica morte del padre, cui si aggiunse la tossica relazione con Tulla Larsen, Munch, pur fra mille difficoltà personali (come l’alcolismo e il lungo ricovero in una clinica per malattie nervose, che lo salvò dal «precipizio») seppe trasformare questo tragico bagaglio nel nutrimento di una pittura che sin dall’ultimo ’800 incarna l’angoscia dell’età moderna. Diventando poi, con il celeberrimo «L’Urlo» (soggetto da lui replicato più volte, in tecniche diverse, tra il 1893 e il 1910) uno degli artisti più conosciuti e riconosciuti del mondo. A confermarlo, i due furti di quel dipinto, poi sempre ritrovato: invendibile eppure rubato, come fosse un feticcio o un oggetto apotropaico. 

Molto attesa dunque la mostra «Munch. Il grido interiore» curata, a ottant’anni dalla morte dell’artista, da Patricia C. Berman, una delle sue più autorevoli studiose, che dal 14 settembre al 26 gennaio 2025 ne riporta l’universo turbato a Milano, in Palazzo Reale, quarant’anni dopo l’ultima sua mostra in città (sarà poi a Roma, nel Palazzo Bonaparte, dal 18 febbraio al 2 giugno 2025). Promossa da Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia con il Museo Munch di Oslo, la retrospettiva riunisce opere-cardine del percorso di questo grandioso pittore, simbolista e precursore dell’Espressionismo (le «scandalose» mostre di Berlino dove, dopo Parigi, soggiornò lungamente sin dagli anni ’90 dell’800, segnarono in profondità gli artisti non solo tedeschi). Nel percorso figurano «Malinconia» (1900-01), ritratto della sorella malata, e «Danza sulla spiaggia» (1904), «La morte di Marat» (1907), in cui evoca la sua relazione con Tulla Larsen, ma anche paesaggi fatati come «Notte stellata» (1922-24) e «Le ragazze sul ponte», qui nella versione del 1927: uno dei suoi capolavori, già a detta della critica coeva. Non potevano mancare «L’urlo», presente in una versione litografica del 1895, e «Madonna», altra sua opera famosissima, un nudo femminile incorniciato da una ghirlanda di spermatozoi con un feto, anch’essa in una versione litografica (1895-1902). A corredo, un programma di eventi diffusi nelle maggiori istituzioni culturali della città.

«Notte Stellata» (1922-24) di Edvard Munch. Foto: © Munchmuseet

Ada Masoero, 13 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Munch pittore dell’angoscia moderna | Ada Masoero

Munch pittore dell’angoscia moderna | Ada Masoero