«Untitled (After Cattelan) #4» (2016) di Miles Aldridge (particolare)

© Miles Aldridge

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«Untitled (After Cattelan) #4» (2016) di Miles Aldridge (particolare)

© Miles Aldridge

Muse ribelli alla Saatchi Gallery di Londra

La mostra «Beyond Fashion» riconosce alle donne, qui a confronto con i loro colleghi, un ruolo determinante nella storia della fotografia di moda

Quando si pensa alla fotografia di moda, è impossibile non ricordare le bellezze inarrivabili immortalate con sapienza, grinta e goliardia da Irving Penn, Helmut Newton, Richard Avedon, Guy Bourdin e Frank Horvat, molti dei quali hanno fatto della figura femminile il fulcro della propria produzione, catturandone, nel ’900, il fascino e la vocazione camaleontica dapprima in bianco e nero e poi a colori. Ma furono le stesse donne a riscrivere le regole di questo ambito visivo, impugnando la macchina fotografica per documentare sé stesse e affrancarsi dalla condizione di «muse» in cui erano relegate: seppur rimaste per decenni nell’ombra della loro controparte maschile, oggi il contributo alla fotografia di moda di Regina Relang (1906-89), Toni Frissell (1907-88) e Deborah Turbeville (1932-2013), tra le prime a saper coniugare l’estetica dei propri soggetti all’abisso della loro dimensione emotiva, non può più essere ignorato. 

Ne è la prova «Beyond Fashion» (fino all’8 settembre), nuova mostra della Saatchi Gallery di Londra, che rivela come questa disciplina «abbia superato la presentazione di capi d’abbigliamento per riflettere sulle nostre vite, esplorare le nostre aspirazioni e oltrepassare i confini della creatività». Tra le personalità al centro di questa vetrina a cura di Nathalie Herschdorfer, direttrice del Photo Elysée di Losanna, e prodotta dalla Foundation for the Exhibition of Photography, Nick Knight, Peter Lindbergh, Viviane Sassen, Paolo Roversi, Miles Aldridge, Juergen Teller, Ellen von Unwerth e Mario Testino: solo alcuni dei talenti internazionali protagonisti dell’evoluzione della fotografia di moda da strumento alla mercé di fini commerciali a «forma d’arte a sé stante». 

Divisa in quattro sezioni, «Allure», «Fantasy», «Realism» e «Surrealism», la rassegna riflette la pluralità di approcci visivi facilitati dalla sperimentazione in questo campo, accompagnando i visitatori in un viaggio che, iniziato sulle passerelle o negli studi e sui set di pionieri come David Bailey e Bruce Weber, li porta nel vivo della produzione visiva odierna: mix sinergico di fotodocumentario, Street photography e fotografia editoriale. In oltre 100 scatti, si osservano alcune delle copertine di «Vogue» che hanno fatto la storia della rivista, confrontandosi anche con un pantheon di celebrità, designer e modelle: da Naomi Campbell e Kate Moss a Christian Dior, Comme des Garçons e Valentino

Uno spazio speciale è dedicato alle installazioni di SHOWstudio, piattaforma online diretta da Nick Knight e incentrata «sull’importanza del video nell’immaginario della moda odierno». Mentre «Under Your Spell», progetto ideato dagli studenti di fotografia della Ecal/University of Art and Design di Losanna, reinterpreta i profumi di Jean-Paul Gaultier in immagini capaci di dimostrare come la fotografia di moda possa dare vita a «storie di trasgressione e proiezioni fantastiche».

«Victoria Beckham Legs, bag and shoes, LA 2007/Marc Jacobs Campaign Spring Summer» (2008) di Juergen Teller. © Juergen Teller

«Skin Deep» (2008) di Koto Bolofo. © Koto Bolofo

«Kristen McMenamy, Le Touguet, France» (2009) di Peter Lindbergh. © Peter Lindbergh Foundation. Cortesia della Peter Lindbergh Foundation, Parigi

Gilda Bruno, 08 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

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