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Raphael Danke, «Molusce», 2025

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Raphael Danke, «Molusce», 2025

Nel giardino segreto di Alfredo Aceto e Raphael Danke

Intimità, materia e percezione nella nuova mostra di UNA a Piacenza

Monica Trigona

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A Piacenza, UNA presenta dal 20 settembre al 31 dicembre «Secret Garden», una mostra che riunisce due voci profondamente diverse ma sorprendentemente in dialogo: Alfredo Aceto (Torino, 1991) e Raphael Danke (Aquisgrana, 1972). Il progetto espositivo attraversa media e generazioni costruendo un terreno comune tra intimità e immaginazione, memoria e natura. Ogni opera custodisce un segreto, un frammento personale che si rifrange nello spazio della galleria come eco silenziosa, come interrogazione aperta. Scultura, installazione, fotografia e pittura diventano strumenti per dischiudere un’interiorità coltivata, come si coltiva un giardino.

Con «Trap», Alfredo Aceto presenta una scultura in bronzo che nasce da un’immagine d’infanzia: l’osservazione di una trappola per processionarie nel giardino di casa, condivisa con il padre. L’opera si muove tra ricordo e trauma, in quella zona grigia in cui la memoria personale si carica di significati collettivi e simbolici. Come spesso nella sua ricerca, Aceto mette in scena una riflessione sul corpo, sulla percezione di sé, sulla sessualità come forza ambigua, trasformativa, in bilico tra eros e thanatos. La presenza in mostra di un’opera della serie «Campanula» introduce un elemento sonoro e performativo: il suono delle campane diventa una soglia percettiva, amplificata dalla condizione neurologica dell’artista, l’amusìa, che distorce il rapporto con il ritmo e la tonalità. È proprio in questo limite che Aceto trova un nuovo spazio di ascolto, un’apertura sensoriale che sfugge alla convenzione musicale per trasformarsi in vibrazione e risonanza emotiva. A completare il suo intervento, un corpus fotografico costruito come un ensemble visivo, in cui il giardino torna ad essere luogo mentale, affettivo, fragile.

Raphael Danke dal canto suo affronta il tema del giardino da un’altra angolazione, altrettanto intima ma più materica. Le sue sculture della serie «Molusce», iniziate nel 2021, sono maschere ottenute da conchiglie modificate, perforate fino a rivelarne la struttura interna, e poi montate su blocchi di cemento o materiali di recupero provenienti dalla sua abitazione. Il risultato è una tensione tra naturale e artificiale, tra fragilità organica e peso architettonico, tra protezione e esposizione. La natura non è rifugio, ma materia viva, testimone di un’alterazione. Le sue tele monocrome, realizzate con pigmenti naturali raccolti in Provenza (noci, cortecce, edera) prendono la forma di schermi televisivi, ma al posto dell’immagine propongono una pausa. Non-luoghi domestici diventano qui soglie di contemplazione, superfici meditative in cui il gesto pittorico sostituisce l’intrattenimento con il silenzio. Infine, le piccole opere della serie «Die Geister des Gartens», conchiglie di lumaca intitolate «Ghost», si disperdono sulle pareti della galleria come presenze discrete e persistenti. Danke le lascia vivere nello spazio come piccoli spiriti, in un tentativo poetico di far vibrare l’architettura come fosse un organismo sensibile.

Alfredo Aceto, «Trap», 2025. Photo: Andrea Rossetti

Monica Trigona, 18 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

Nel giardino segreto di Alfredo Aceto e Raphael Danke | Monica Trigona

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