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Le opere di 14 artisti contemporanei entrano in dialogo con l’architettura millenaria del monumento milanese
- Ada Masoero
- 03 maggio 2023
- 00’minuti di lettura


«HF-23-17» (2017) di Hermann Nitsch. Cortesia di Marco Orler International Gallery
Nella Basilica di San Celso la collezione Orler
Le opere di 14 artisti contemporanei entrano in dialogo con l’architettura millenaria del monumento milanese
- Ada Masoero
- 03 maggio 2023
- 00’minuti di lettura
Per la sua prima mostra a Milano, la galleria itinerante Marco Orler International Gallery ha scelto la Basilica di San Celso, non più officiata e diventata sede di mostre in cui l’arte contemporanea entra in un dialogo fecondo con la sua architettura millenaria. Qui, fino al 28 maggio, Marco Orler (figlio d’arte, attivo da trent’anni in questo mercato) presenta una parte della propria collezione: una collettiva, dunque, ma basata sul progetto curatoriale di Angela Madesani, in cui le passioni artistiche che accompagnano il gallerista sin dall’adolescenza sono riunite intorno al centro focale della grande tela rossa di Hermann Nitsch, posta nell’abside severa della chiesa.
Con essa vanno in scena lavori di Peter Halley, Imi Knoebel, Paolo Scheggi, Günther Förg, Emilio Vedova, Hans Hartung, Corneille, Clément Rosenthal, Valerio Adami, Julian Opie, Sol LeWitt, Gianfranco Baruchello (appena scomparso) e Christo. Solo uomini, perché alle artiste donne sarà riservato il prossimo appuntamento milanese. Il titolo, che cita un’opera di Ben Vautier, è «Pourquoi l’art?».
A questo interrogativo, scandagliando le diverse vie di ricerca dei protagonisti, la curatrice risponde che si continua a fare arte «perché in essa si trova una risposta. [...] Perché l’arte porta al senso stesso dell’esistenza. [...] Perché l’arte tocca, entra, colpisce il profondo». Perché l’arte, insomma, suggerisce a sua volta delle domande, stimolate da opere che di volta in volta si servono della luce, del colore, delle materie, dei rapporti spaziali, dei segni, e degli spazi naturali (nel caso della Land art), per entrare in connessione con la spiritualità, con i territori segreti della mente, con la sacralità della natura, spingendo le riflessioni di chi l’osserva dalla superficie verso la profondità.

«HF-23-17» (2017) di Hermann Nitsch. Cortesia di Marco Orler International Gallery