Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

«Ocean Wonderland» (2019) e «Satu» (2018-22) di Mulyana all’Usc Fisher Museum di Los Angeles. Cortesia dell’artista e di Sapar Contemporary

Image

«Ocean Wonderland» (2019) e «Satu» (2018-22) di Mulyana all’Usc Fisher Museum di Los Angeles. Cortesia dell’artista e di Sapar Contemporary

Quando l’arte contemporanea affronta il tema ambiente

In vista della Giornata mondiale della Terra (22 aprile), quattro mostre negli Stati Uniti confermano che il prezzo più alto dell’inquinamento e dello sfruttamento delle risorse lo pagano sempre i più deboli

Maurita Cardone

Leggi i suoi articoli

La questione climatica è sempre più urgente e sempre più l’arte si trova a comunicare quell’urgenza. Una nuova consapevolezza dell’equilibrio che tiene insieme uomo e Terra si sta facendo strada nella cultura globale e anche negli Stati Uniti, un Paese dall’impronta ecologica ancora tra le più alte al mondo, emerge una presa di coscienza che si stratifica sulla già complessa storia di un Paese che la natura l’ha a lungo vissuta come qualcosa da domare e in cui la dicotomia natura vs cultura si è espressa anche in una sistematica cancellazione delle culture che con la natura erano in simbiosi. In vista della Giornata mondiale della Terra del 22 aprile, abbiamo selezionato, nello sconfinato territorio americano, mostre che raccontano questa rinata consapevolezza e ne esplorano le relazioni con le comunità.

Partiamo dal Midwest, per molti il vero specchio dell’America. Questioni ambientali, colonialismo e schiavitù si intrecciano in «Ecologies of Elsewhere», in corso al Contemporary Arts Center di Cincinnati (Ohio) fino al 4 agosto. Attraverso i lavori di 16 artisti internazionali, la mostra disegna le traiettorie compiute da piante e conoscenze botaniche, agricole e mediche, seguendo deportazioni e migrazioni.

Gli effetti di questi movimenti sono ancora oggi visibili, argomenta Torkwase Dyson, che esamina l’eredità dell’economia delle piantagioni e le loro conseguenze razziste su questioni ambientali del nostro tempo. Il lavoro di Kapwani Kiwanga, composto da 16mila chicchi in ceramica disposti su una superficie bianca, racconta di come gli schiavi che, nel viaggio dall’Africa all’America portarono con sé chicchi di riso nascosti tra i capelli o nei vestiti, esportarono questa coltura e le tecniche agricole a essa legate. Tra gli altri artisti, Rashid Johnson, Sammy Baloji, Firelei Báez.

Ci spostiamo nella New York Historical Society, dove fino al 16 luglio è visibile «Nature, Crisis, Consequence», che esamina l’impatto sociale e culturale delle crisi ambientali su diverse comunità in vari momenti della storia americana e zone del Paese, dall’ambientalismo naïf dei pittori della Hudson River School allo sfollamento delle comunità nere e native per costruire Central Park, passando per le espressioni artistiche dell’attivismo ambientale delle comunità indigene.

Ancora a New York, il Brooklyn Museum fino al 19 novembre presenta «Climate in Crisis: Environmental Change in the Indigenous Americas» che indaga come credenze, rituali, pratiche quotidiane e stili di vita delle popolazioni indigene siano intrisi del rapporto di questi popoli con la natura e influenzati dalla distruzione ambientale, ieri come oggi.

A sud, nella vecchia Richmond, capitale degli stati confederati durante la guerra civile, all’Institute for Contemporary Art at Vcu fino al 16 luglio è aperta «So it Appears», una mostra che indaga l’astrazione come strategia visiva e comunicativa per denunciare ingiustizie e mandare un messaggio.

È ambientale quello in opere come «Asche zu Asche» (2019) di Jeewi Lee, che ha realizzato saponi dalle ceneri di un bosco della collina toscana, o come «Or-Bit» (2016-18) di Monira Al Qadiri, che trasforma le trivelle per l’estrazione del petrolio in totem futuristici, o ancora in «We do not all breathe the same air» (2022) di Tomás Saraceno, freddo documento di come il deterioramento della qualità dell’aria colpisca specifiche comunità.

A Los Angeles, nella mostra «Mulyana: Modular Utopia», rimasta aperta allo Usc Fisher Museum of Art fino allo scorso 13 aprile, l’artista indonesiano noto per lavorare all’uncinetto materiali di recupero presentava le installazioni «Ocean Wonderland» (2019), una festosa interpretazione di un oceano lussureggiante e brulicante di vita, e «Satu» (2018-22), uno scheletro di balena circondato da coralli scoloriti, ad ammonimento dell’impatto dei cambiamenti climatici.

«Ocean Wonderland» (2019) e «Satu» (2018-22) di Mulyana all’Usc Fisher Museum di Los Angeles. Cortesia dell’artista e di Sapar Contemporary

Maurita Cardone, 21 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

Quando l’arte contemporanea affronta il tema ambiente | Maurita Cardone

Quando l’arte contemporanea affronta il tema ambiente | Maurita Cardone