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«Fiandre» (1934-36) di Otto Dix. © VG Bildkunst Bonn, Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie. Foto: bpk-Bildagentur

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«Fiandre» (1934-36) di Otto Dix. © VG Bildkunst Bonn, Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie. Foto: bpk-Bildagentur

Quanto c’è di Otto Dix nell’arte d’oggi?

Una mostra alla Halle für Aktuelle Kunst ripercorre l’opera dell’artista per rispondere a questo quesito, dalle opere radicali degli anni Venti a motivi allegorico-cristiani degli anni Trenta

Nella Halle für Aktuelle Kunst delle Deichtorhallen viene presentata, dal 30 settembre al 25 febbraio ’24, l’originale mostra «Dix e il presente» dedicata a una parte meno nota dell’opera del grande pittore di Gera (1891-1969), uno dei principali esponenti della corrente della Neue Sachlichkeit, e alla sua influenza sull’arte contemporanea.

Curata dall’esperta di Dix Ina Jessen, che ha focalizzato il suo lavoro di ricerca sugli anni vissuti dal pittore sotto la dittatura nazifascista e dunque sull’influsso che gli sconvolgimenti sociopolitici e statali a quello ascrivibili esercitarono sulla sua opera creativa, la mostra è divisa in due parti: la prima affronta proprio questo tema, l’opera apparentemente apolitica del Dix degli anni Trenta, nella quale sono invece molto evidenti gli effetti della censura politica, del conformismo, dell’opposizione e dell’iconografia politica; la seconda è dedicata alla ricezione artistica di Otto Dix in termini di soggetti, ancora iconografia, stile, tecnica e genere, tra appropriazione e reinterpretazione.

In questo secondo caso, se da un lato vengono tematizzati i cambiamenti delle condizioni culturali e sociali nella ricezione dell’opera di Dix negli anni, dall’altro viene reso palpabile il grande fascino che la sua opera ancora continua a esercitare su quella di circa 40 artisti selezionati del nostro tempo, anch’essi ospiti della rassegna, come, fra gli altri, Yael Bartana, Monica Bonvicini, Marc Brandenburg, John Currin, Alice Neel, Nicolas Party, Cindy Sherman, Katharina Sieverding e Kara Walker.

Si parte dunque dalle opere più radicali e provocatorie di Dix, quelle anni Venti tra postguerra e Weimar, passando per i paesaggi, i ritratti e i motivi allegorico-cristiani anni Trenta, fino ad arrivare ai loro influssi sull’arte del nostro tempo.
 

«Città sulle montagne» (2017) di Monica Bonvicini. © Studio Monica Bonvicini Berlin e della Galerie Krinzinger. Foto Studio Monica Bonvicini Berlin.

Francesca Petretto, 28 settembre 2023 | © Riproduzione riservata

Quanto c’è di Otto Dix nell’arte d’oggi? | Francesca Petretto

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