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Alessandro Martini
Leggi i suoi articoliUn po’ alla spicciolata, senza il coordinamento che in Francia ha portato addirittura alla creazione un sito web comune a tutte le iniziative (soixantehuit.fr), anche l’Italia ricorda il Sessantotto con eventi e mostre, alcune delle quali già concluse come, a Milano, «Arte ribelle. 1968-1978» (Galleria del Credito Valtellinese, fino al 20 gennaio scorso) e «Che Guevara. Tú y todos» e «Revolution. Musica e ribelli 1966-70» (Fabbrica del Vapore, fino a inizio aprile). Senza contare quelle dedicate alla cultura «beat» come «Kerouac. Beat Painting» (Gallarate, Ma*Ga, fino al 22 aprile) e «A Life: Lawrence Ferlinghetti. Beat Generation, ribellione, poesia» (Brescia, Santa Giulia, fino al 18 febbraio).
A Genova, «Gli anni del ’68. Voci e carte dall’Archivio dei Movimenti» (Palazzo Ducale) si è addirittura tenuta l’anno scorso. Molte altre sono in corso, altre ancora sono annunciate. È Trento la culla della rivoluzione del ’68 nel nostro Paese, con la prima Università a entrare in contatto con i movimenti internazionali e con la loro fantasia artistica fatta di slogan, satira, fotografie, disegni e grafica. Dal 15 maggio al 15 dicembre, nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università, la mostra «Generazione ’68. Sociologia, Trento, il mondo» espone documenti, simboli, manifesti, musica, pannelli, musica, bandiere, diari, oggetti simbolici. I giovani, la novità della lotta al femminile, l’impegno che guarda al resto del mondo (dal Vietnam alla Primavera di Praga, dalla rivoluzione culturale cinese all’America Latina) sono rappresentati attraverso simboli, colori, segni e disegni che, allora inediti, aprono la strada a una nuova forma d’arte e di protesta destinata a influenzare per sempre la cultura del Paese.
A Udine si chiude il 6 maggio a Palazzo Morpurgo la mostra «Prendiamo la parola. Esperienze dal ’68 in Friuli Venezia Giulia», con installazioni multimediali, film e una selezione di rari manifesti della collezione Bardellotto. A Milano, la Fondazione Cineteca Italiana, con il Comune, propone «1968-78 Italian Box Office» (3 maggio-10 giugno), manifestazione che coniuga cinema, musica, fotografia e incontri presso Cinema Spazio Oberdan (con la mostra fotografica «Gioia e Rivoluzione»), Museo Interattivo del Cinema, Teatro Franco Parenti, Piccolo Teatro Grassi.
A Torino, alla Gam prosegue fino al 24 giugno la grande mostra, a cura dell’ex direttore Pier Giovanni Castagnoli, «Renato Guttuso. L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ’68»: 60 opere tra cui alcune delle più significative tele di soggetto politico e civile. Guttuso è anche tra i protagonisti dichiarati della mostra curata da Luca Massimo Barbero a Firenze, «Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano» (Palazzo Strozzi, fino al 22 luglio), viaggio tra arte, politica e società nell’Italia tra gli anni Cinquanta e il decennio della contestazione, tra Realismo e Astrazione, Informale e Pop art, fino all’Arte povera e concettuale. A Camera - Centro Italiano per la Fotografia, di nuovo a Torino, è in corso fino al 13 maggio «Nel cuore del Maggio ’68. Fotografie di Philippe Gras», con 43 scatti inediti del fotografo indipendente, ritrovati soltanto nel 2007. A Reggio Emilia chiude il 17 giugno a Palazzo Magnani «Sex & Revolution», a cura di Pier Giorgio Carizzoni, mostra che seppur non specificamente incentrata sul Sessantotto politico, tratteggia lo sfondo culturale, sociale, estetico e sessuale di quel lungo momento, attaverso «immaginario, utopia, liberazione (1960-1977)».
A Venezia, «Il Gazzettino» ha invitato i suoi lettori a inviare fotografie dell’epoca: al momento non è noto se l’operazione si tradurrà in una mostra. Così anche l’Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza (Iveser), che sta raccogliendo materiale per una mostra prevista a fine anno. Allo Csac-Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, «Figure contro. Fotografia della differenza» (fino al 30 settembre) non è dedicata in modo specifico al cinquantenario, ma si colloca nell’ambito dell’edizione 2018 di «Fotografia Europea» dal titolo «Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie» (cfr. lo speciale allegato a questo numero). Si propone anche come preludio alla più ampia esposizione che entro l’anno occuperà lo spazio espositivo principale dello Csac e che avrà come fulcro opere riferite esclusivamente al 1968, provenienti da tutte le cinque sezioni dell’archivio: Arte, Fotografia, Progetto, Spettacolo, Media/moda.
A Roma, la Galleria d’Arte Moderna di via Crispi ospita «Roma città moderna. Da Nathan al Sessantotto» (fino al 28 ottobre). Attraverso i tre concetti chiave Architettura e urbanistica, Società e Arte, mette in mostra sviluppo e trasformazioni da Ernesto Nathan, sindaco (1907-13) di dichiarata ispirazione mazziniana, fino al decennio dei grandi movimenti di massa e della rivoluzione artistica e culturale. Al Museo di Roma in Trastevere, «Dreamers. 1968: come eravamo, come saremo», a cura di Agi Agenzia Italia da un’idea di Riccardo Luna, è un racconto per immagini e video del Paese. Nessuna notizia di mostra o evento, per il momento, dal Sud Italia.

Uan delle fotografie esposte nella mostra «Dreamers» al Museo di Roma in Trastevere: Opere occultate in segno di protesta alla XXXIV Biennale di Venezia, giugno 1968. Venezia, ASAC