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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliFino al 28 maggio nella Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, recentemente restaurata, la mostra a cura di Vittorio Sgarbi, «I tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito», racconta un quadro significativo della produzione artistica in Italia durante un vasto arco temporale che va dal XIII secolo al ’900. Già nel titolo il progetto denuncia il proprio intento di rendere fruibili temporaneamente opere di considerevole importanza normalmente appartenenti a privati (collezionisti e istituzioni bancarie).
La mostra si sviluppa nel solco dell’esposizione «Il tesoro d’Italia», presentata in occasione dell’Expo Milano 2015 e poi fino allo scorso novembre al MuSa-Museo di Stato di Salò (da Giotto a de Chirico). Una vera e propria storia del collezionismo, quindi, con opere di Guido Reni, Veronese, Tiziano, Battistello, Ribera, Guercino, Mattia Preti, Luca Giordano, Solimena, Pitloo, Cammarano, Mancini, Notte, Viti, De Pisis, de Chirico, Morandi, oltre ai tre maestri che danno il nome alla mostra.
Di Tino di Camaino è esposto «San Giovanni Evangelista», di Gemito «Lo scugnizzo» e il «Ritratto di Fortuny».
Tra i 150 tesori in mostra a Napoli, la «Maddalena addolorata», opera di collezione privata attribuita, con non pochi pareri discordi, a Caravaggio. Nonostante l’inesistenza di fonti scritte si ipotizza che l’opera possa preludere alla Maddalena che compare nella «Morte della Vergine» del Louvre a Parigi.