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Particolare dopo il restauro della «Resurrezione» di Raffaellino del Colle nella cattedrale di Sansepolcro

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Particolare dopo il restauro della «Resurrezione» di Raffaellino del Colle nella cattedrale di Sansepolcro

Tributo a Raffaellino

Al Museo Civico di Sansepolcro una mostra, la seconda dedicata all'artista in Italia, prende spunto da due importanti restauri

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Laura Lombardi

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Nota per aver dato i natali a Piero della Francesca, la cittadina toscana, promossa da Leone X a sede vescovile nel 1520, continua a essere nel Cinquecento sede artistica piuttosto vivace, grazie alla presenza di figure quali Raffaellino del Colle (1497-1566), cui è dedicata la mostra «Con queste opere andò “acquistandosi ricchezze e nome”. Tributo a Raffaellino del Colle», al Museo Civico dal 15 settembre al 15 dicembre, a cura di Andrea Muzzi, la seconda in assoluto dopo quella di Vittorio Sgarbi a Urbino, che prende spunto da due significativi restauri, fulcro dell’iniziativa: l’intervento della «Resurrezione» della Cattedrale, in coincidenza con il cinquecentenario dell’opera (da Giorgio Vasari giudicata con fondamento la migliore dell’artista) e quello assai impegnativo dell’imponente pala con la «Assunzione» e l’«Incoronazione delle Vergine», resa visibile dopo molto tempo.
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Tutti i restauri sono stati a cura di Thierry Radelet e della sua équipe, finanziati dal Comune di Sansepolcro. Nei dipinti si nota lo sviluppo di idee di Raffaello e di Giulio Romano, a seguito della sua formazione nel cantiere della Sala di Costantino in Vaticano; di Giulio, Raffaellino considera certamente anche la «Pala Fugger» della chiesa di Santa Maria dell’Anima a Roma, che nella mostra è evocata da una copia poco conosciuta.

Molto significativa la presenza in mostra di disegni, specie quelli riferiti al terzo decennio, quando, dopo il soggiorno romano, Raffaellino torna a lavorare stabilmente nel suo territorio. Il «primato del disegno» (per citare Vasari) dei pittori della scuola tosco romana è infatti fondamentale per seguire sistema di ideazione dell’immagine, poiché attraverso il confronto con le opere realizzate entriamo nella mente dell’artista e, se possibile, del committente e di ogni figura interessata a questo colloquio.
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La tecnica di Raffaellino, che avrà come allievo Cristoforo Gherardi, è raffinata e in molti casi la sua mano è davvero difficilmente distinguibile da quella di Giulio Romano, come dimostra la bella «Madonna col bambino e san Giovannino» della Galleria Borghese.

L’evoluzione dello stile di Raffaellino è testimoniato dalla partecipazione a prestigiose iniziative quali la decorazione ad affresco della Villa Imperiale presso Pesaro. Nella sua città natale avviene inoltre l’incontro con un altro grandissimo artista toscano (anch’egli proveniente da Roma): Rosso Fiorentino. A lui Raffaellino cede la commissione per una «Deposizione». Di questo ruolo di tramite tra Roma e Sansepolcro e il suo territorio rimane, oltre al capolavoro di Rosso, la «Lunetta con Dio Padre» nella chiesa di San Lorenzo, l’unica parte realizzata dall’artista biturgense.

Disegno degli Uffizi di Raffaellino del Colle, attribuito da Andrea Muzzi della Soprintendenza Archeologica Belle Arti

Dipinto «Natività» di Raffaellino del Colle nella Pinacoteca di Pesaro

Laura Lombardi, 13 settembre 2023 | © Riproduzione riservata

Tributo a Raffaellino | Laura Lombardi

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