È una mostra diversa, una vera novità, quella presentata dal 12 dicembre al 16 marzo 2025 in Triennale Milano da Triennale stessa e da Fondation Cartier pour l’art contemporain: intitolato «Il Nostro Tempo, CinéFondationCartier», il progetto è dedicato al cinema ed esibisce le opere, proiettate in continuo, di Gabriela Carneiro da Cunha e Eryk Rocha («A Queda do Céu-La Caduta del Cielo», 2024); Raymond Depardon e Claudine Nougaret («Au Bonheur des Maths-Il piacere della matematica», 2011); Paz Encina («El Aroma del Viento-L’aroma del vento», 2019); Morzaniel Ɨramari («Mãri hi. L’albero del sogno», 2023); PARKing CHANce («Decades Apart-A decenni di distanza», 2017); Artavazd Pelechian («Notre Siècle-Il nostro secolo», 1982, e «Vie-Vita», 1993); Andrei Ujica («Nicolae Ceausescu: un’autobiografia», 2010); Agnès Varda («Le Triptyque de Noirmoutier», 2004-05); Jonathan Vinel («Martin Pleure-Martin Piange», 2017) e Wang Bing («15 Hours-15 ore», 2017): autori con cui Fondation Cartier ha collaborato e collabora.
Alcuni film appartengono infatti alla collezione di Fondation Cartier, altri sono stati presentati nella sua programmazione o prodotti con il suo sostegno. Alcuni sono cortometraggi, uno invece (quello di Bing) dura 15 ore ma tutti, seppure con sguardi diversi, si propongono di esplorare le contraddizioni del nostro tempo e «la fragilità di sistemi divisi dai conflitti, in cui tuttavia la bellezza e la speranza trovano modo di esprimersi e opporre resistenza», spiegano i promotori. Ai film (più d’uno, per la prima volta in Italia) proiettati nelle sale cinematografiche ritagliate negli spazi espositivi di Triennale Milano si aggiungono le Cinéma Nights e Rassegne, inaugurate il 13 dicembre dall’incontro tra Andrei Ujica e Pietro Marcello (due maestri del cinema di montaggio di immagini d’archivio), un programma di rassegne cinematografiche a tema introdotte da incontri con i protagonisti del cinema di oggi, tutte gratuite e accessibili su prenotazione, realizzate con Fondazione Piccolo America-Cinema Troisi (maggiori informazioni al sito web).
Della mostra parliamo con la curatrice Chiara Agradi, curatrice anche di Fondation Cartier.
Dottoressa Agradi, per voi non è una novità presentare mostre cinematografiche. Qual è la specificità di questa, in Triennale?
Fondation Cartier, è vero, è da sempre interessata al cinema e collabora con artisti e registi, riflettendo sulle possibilità offerte al cinema dallo spazio espositivo. Nel tempo ha inoltre contribuito alla produzione e diffusione di film di registi i cui interessi coincidono con la sua visione (si pensi al film «La caduta del cielo» di Gabriela Carneiro da Cunha ed Eryk Rocha, che si riferisce alla questione drammatica degli Yanomami). Questa mostra collettiva, tuttavia, è la più complessa e ribadisce la volontà, condivisa con Triennale, di esplorare le potenzialità del cinema in uno spazio espositivo, presentando film dalle tematiche quanto mai urgenti e attuali.
Si può dire che con questa mostra Triennale Milano si trasformi in una sorta di multisala?
Non esattamente, si tratta di una vera mostra perché le opere hanno tutte una relazione tra loro, sono unite da un fil rouge tematico e inoltre raccontano una storia di relazioni tra Fondation Cartier e registi dalla sensibilità vicina alla sua. Entrando, si percepisce che c’è un percorso, che si tratta di una mostra stratificata. Lo spazio tuttavia, orchestrato da Bunker arc in modo da rendere invisibile l’architettura storica di Triennale, dà la massima importanza alle qualità tecniche dei film (ogni opera può essere fruita al meglio singolarmente) oltre che alla comodità delle sedute.
Il cinema richiede tempi più lunghi di una mostra. Come avete pianificato la questione dei biglietti?
Ci sarà un biglietto standard per un accesso unico alla mostra ma con le iniziative a ingresso libero di Cinéma Night e Rassegne ci proponiamo di fidelizzare il pubblico, trasformando Triennale in un’agorà del cinema in cui confrontarsi.