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Giuliana Cunéaz, «Spiriti di terra», 2025

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Giuliana Cunéaz, «Spiriti di terra», 2025

Tutto torna a terra (anche l’immagine)

Una mostra alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti di Verona in cui arte contemporanea, intelligenza artificiale e tecniche tradizionali riflettono su memoria e fragilità della terra

La terra non è mai una materia neutra. È superficie abitata e profondità insondabile, archivio di ciò che è stato e promessa,  sempre più fragile,di ciò che potrà ancora essere. È il luogo dove la nascita e la fine coincidono, dove il tempo non procede in linea retta ma si deposita, si comprime, si trasforma. Da questa consapevolezza prende forma «TERRA. Il respiro della natura» (sino al 20 settembre 2026), quarto e ultimo capitolo del format CONTEMPORANEO NON-STOP, che sceglie di confrontarsi con l’elemento più arcaico e ambivalente, oggi al centro di tensioni ecologiche, spirituali e politiche. Il percorso espositivo trova una radice teorica nel pensiero di Anassimandro di Mileto, che individua nell’ápeiron – l’indeterminato, l’illimitato – il principio originario da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna. La terra, in questa prospettiva, è quindi condizione ontologica, spazio di genesi continua, deposito di memoria e soglia di possibile estinzione. Una visione che attraversa la mostra come una corrente sotterranea, riaffiorando nelle opere sotto forme diverse, talvolta poetiche, talvolta inquietanti.

All’interno della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, negli spazi di Palazzo della Ragione, la terra viene interpretata attraverso una pluralità di linguaggi che riflettono la complessità del presente. Tecnologie digitali, intelligenza artificiale e realtà aumentata convivono con pratiche più tradizionali come pittura, disegno e scultura, senza gerarchie, ma in un continuo gioco di stratificazioni, analogie e contrappunti. La materia terrestre si fa così tanto corpo quanto immagine, tanto dato scientifico quanto simbolo spirituale.

Le opere di Giorgio Andreotta Calò, Davide Maria Coltro, Giuliana Cunéaz e Debora Hirsch, provenienti dalla collezione contemporanea della GAM, dialogano con quelle di Arcangelo e Silvano Tessarollo, grazie alla collaborazione con le gallerie veronesi MARCOROSSI artecontemporanea e La Giarina Arte Contemporanea. Questa scelta curatoriale rafforza un modello di condivisione culturale che intreccia istituzione pubblica e realtà private, ampliando il racconto della contemporaneità attraverso sguardi complementari.

In Arcangelo, la terra è gesto originario e identità profonda. Le opere storiche come «Subito notte» (1985), appartenente al ciclo «Terra mia», e le sculture della serie «Montagne» (1990–1991), insieme all’opera inedita «Solitarie magnolie» (2025), restituiscono una materia vissuta, quasi incarnata. L’uso di terre, pigmenti naturali e carboni genera una pittura densa, istintiva, che mantiene una dimensione spirituale e meditativa, come se il paesaggio fosse anche uno stato interiore. Con Davide Maria Coltro, la terra perde consistenza fisica per diventare voce, vibrazione, presenza simbolica. Nel progetto inedito «Vox Terrae» (2025), lo schermo digitale si trasforma in superficie contemplativa, luogo di un linguaggio aniconico che intreccia tecnologia e riflessione teologica. La terra, qui, non è solo ambiente da preservare ma testimone silenziosa della storia umana, custode di una memoria che eccede l’immagine. Le opere di Giuliana Cunéaz, riunite nella serie «Spiriti di Terra» (2025), abitano una dimensione liminale tra visibile e invisibile. Attraverso digital painting, intelligenza artificiale e realtà aumentata, l’autrice, affermata esponente dell'arte digitale contemporanea, costruisce presenze antropomorfe che rimandano ad archetipi universali, figure sospese tra mito e futuro tecnologico. La terra diventa spazio dell’onirico, luogo in cui la memoria si manifesta come apparizione e interrogazione. La riflessione si fa più esplicitamente politica ed ecologica con Debora Hirsch e l’installazione video «Sedimenta» (2025). Utilizzando pittura digitale e IA, l’artista riporta temporaneamente in vita quattro specie vegetali in via di estinzione, studiate a partire dagli erbari del Museo di Storia Naturale di Verona. Le piante emergono dall’oblio per un istante, compiendo una breve epifania prima di svanire nuovamente. In questo ciclo di apparizione e scomparsa, la terra si rivela come luogo di perdita irreversibile e responsabilità collettiva. In Silvano Tessarollo, invece, la natura è oscura, attrattiva, mai consolatoria. Le opere tratte dalle serie «Gli alberi siamo noi» e «Flores», insieme a «Le foglie secche frusciano nel vento» e al dittico «Robinia», mettono in scena una fusione profonda tra mondo naturale e sfera umana. Nei suoi disegni e dipinti, realizzati con precisione minuziosa, la distanza tra osservatore e paesaggio si annulla, ricordando che non esiste un «fuori» rispetto alla natura. 

 

Monica Trigona, 18 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Tutto torna a terra (anche l’immagine) | Monica Trigona

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