Un bianco fuori dal tempo unisce marmi antichi e monocromia contemporanea nella mostra «La Via Lattea. Declinazioni del bianco nel XX secolo», aperta fino al 16 marzo 2025 a Villa d’Este. Curata da Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto dall’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este - Villæ, la rassegna tende un arco che attraversa i millenni all’interno dei valori del bianco come essenza e realtà. Bianco è il colore madre di Tivoli, per i reperti e le statue di Villa Adriana, per la cromia delle cave di travertino, per i riflessi delle acque albule.
In questo contesto vengono ora a innestarsi le molte concezioni di bianco degli artisti in mostra: Stefano Arienti, Gianfranco Baruchello, Mirella Bentivoglio, Carlo Benvenuto, Alighiero Boetti, Agostino Bonalumi, James Lee Byars, Vanessa Beecroft, Antonio Calderara, Pier Paolo Calzolari, Giuseppe Capogrossi, Enrico Castellani, Mario Ceroli, Mario Dellavedova, Lucio Fontana, Mario Giacomelli, Alberto Giacometti, Francesco Lo Savio, Piero Manzoni, Marino Marini, Fausto Melotti, Bruno Munari, Gastone Novelli, Gina Pane, Giulio Paolini, Emilio Prini, Arcangelo Sassolino, Sissi e Kiki Smith.
Spirito tutelare della mostra è Casimir Malevic. Scrisse, l’autore del «Quadrato bianco su fondo bianco» (1918): «Ho attraversato lo schermo blu del limite del colore e sono penetrato nel bianco. Vicino a me, compagni nocchieri, navigate in questo spazio senza fine. Un mare bianco si estende davanti a noi». Un mare declinato in molteplici modi dagli artisti in mostra, e non sempre all’insegna della purezza e dell’assoluto. Proprio come il travertino, poroso e di un bianco che varia verso il giallo-bruno, la modernità ha amato trovare gli inciampi interni del re dei colori, re in quanto li assomma fisicamente tutti: di «pieghe, fratture, infiltrazioni» parla anche Bruciati, che dichiara di avere a cuore proprio «questa corruttibilità di un codice inteso come atemporale e fisso, per accoglierne un’idea fenomenologica, dietro cui si cela la tensione verso un’utopia che rimane, in quanto tale, irraggiungibile». Le opere in mostra, da quelle astratte alle spazialiste, da quelle poveriste agli approdi alla concettualità, giungono nella Villa voluta nel Cinquecento dal cardinale Ippolito d’Este, grazie ai prestiti dalla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, dalle collezioni Intesa Sanpaolo, Famiglia Mazzoli, Fioravanti Meoni, dalla Fondazione Piero Manzoni, dalla Galleria Mazzoli, da Repetto Gallery e da Sergio Casoli.