«Allora Vero», fino al 27 luglio nella Fondazione Morra Greco, è la seconda personale di Cezary Bodzianowski (Szczecin, 1968) nello spazio napoletano. Artista performativo e autore di azioni effimere che minano le certezze della routine quotidiana, Bodzianowski compie interventi quasi impercettibili nello spazio pubblico o nell’intimità della casa (bere dal rubinetto in «H2oooo»; fare linguacce in «Alibi»; riprodurre i suoni del traffico in «Signals»; intraprendere una lotta con uno scaffale in una gabbia metallica in «Alter Fuego»; muoversi in una sala mentre le persone osservano o ignorano la sciarpa che pende dalla sua giacca in «Tango» ecc.), ripresi nei video e nelle fotografie di Monika Chojnicka, con cui l’artista collabora dagli anni della formazione ad Anversa.
«La mostra, fin dal titolo, mette in evidenza questa dualità nella percezione della realtà», afferma il curatore della mostra Pierre Bal-Blanc, sottolineando come l’assenza di un punto esclamativo o interrogativo nel titolo sembrerebbe rendere la frase incompleta se non grammaticalmente scorretta. E, invece, questa espressione, che è anche il titolo di una delle opere della mostra, è ripresa da un modo di dire popolare che l’artista ha colto nelle conversazioni a Napoli e che ha tradotto in una nuova moneta, su cui ha inciso quelle stesse parole.
«Lo scarto invisibile, il tempo congelato o la sospensione dei luoghi sono le caratteristiche preferite dalle opere dell’artista», continua il curatore. «L’invito rivolto al pubblico è quello di incarnare fisicamente lungo il percorso delle sale di Palazzo Caracciolo di Avellino l’esperienza provocata dai lavori di Cezary Bodzianowski, e a seguire lo spettacolo di queste “parabasi” o di queste distorsioni della realtà. “Parabasi” e “lazzi”: è proprio a un vocabolario particolare che bisogna fare riferimento in occasione di questa mostra napoletana di Cezary Bodzianowski, una terminologia che associa la pratica dell’artista a quella di Pulcinella (antieroe napoletano presente negli affreschi della toilette della principessa Caracciolo) piuttosto che a quella di un dada, un termine divenuto per gli storici di uso più comune per descrivere qualsiasi deviazione dalle convenzioni. La mostra di Cezary Bodzianowski mostra una genealogia più profonda, quella che ci collega attraverso le sue opere ai satiri, ai sileni e ai Pulcinella», aggiunge Pierre Bal-Blanc nelle riflessioni critiche che accompagnano l’esposizione, facendo riferimento ai gesti insensati, di interruzione e di disvelamento del reale compiuti dall’artista.