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Orazio Borgianni «La Sacra Famiglia, San Giovannino, Santa Elisabetta e un angelo» della Galleria Barberini

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Orazio Borgianni «La Sacra Famiglia, San Giovannino, Santa Elisabetta e un angelo» della Galleria Barberini

Un naturalismo parallelo a Caravaggio

Orazio Borgianni raccontato dal curatore della mostra in corso a Palazzo Barberini

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Redazione GDA

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Orazio Borgianni è un grande pittore, meno conosciuto di quanto egli meriti. La mostra che è in corso a Palazzo Barberini fino al primo novembre è la prima a venirgli dedicata; sono molto contento di essere io a curarla, poiché è un progetto a cui ho tenuto e tengo moltissimo e che affonda le sue radici fin dalla monografia che ho scritto nell’ormai lontano 1993.

Borgianni è certamente noto agli studiosi (a cominciare da quando Roberto Longhi, nel 1914, scrisse un saggio decisivo per la sua ricostruzione, e due anni dopo, nel 1916, lo definì senza mezzi termini «il mio prediletto»), ma non altrettanto al grande pubblico. Tuttavia credo che anche per gli studiosi la mostra possa costituire una sorpresa, perché vedere tutti insieme, dal vero, tanti dipinti della sua decisiva fase romana (1605-16, morirà precocemente a quarantuno anni nel gennaio di quest’ultimo anno) è un’esperienza che forse non ti aspetti.

Perché la forza, la qualità, la raffinatezza di questa pittura, una volta che direttamente si possa tener conto di tutte le sue sfaccettature e di tutta la sua complessità linguistica, giustifica pienamente il rischioso sottotitolo «Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio».

La scommessa dell’esposizione è dimostrare quanto sia originale e fecondo il linguaggio che Borgianni elabora a Roma dopo gli anni trascorsi in Spagna (dal 1597/1598 al 1605), unendo e stratificando tante conoscenze: da Correggio e Parmigianino a Lelio Orsi e il giovane Ludovico, da Tintoretto a Jacopo Bassano, da El Greco alla rivoluzione caravaggesca che incontra al suo ritorno a Roma nel 1605.

Un’esperienza quest’ultima che è solo una delle componenti della sua cultura, mentre altra linfa arriva dalla frequentazione dei testi del Cinquecento emiliano e veneto, conosciuti attraverso un più che probabile soggiorno in territorio padano fra il 1593 e il 1597.

Definire oggi Borgianni un mero caravaggesco (come per tanto tempo è stato definito) è quanto meno riduttivo; assai più articolate sono le componenti del suo stile che vanno al di là di quelle di un mero seguace del Merisi. Direi il contrario: Borgianni non è un seguace, ma un creatore di quel vocabolario espressivo che avrà grande importanza per lo sviluppo di un naturalismo che si affiancherà a quello di Caravaggio e sarà quanto mai fertile per una serie di artisti in cui le tracce di quell’imprinting avranno fecondi esiti. Ciò permetterà il rinnovarsi fino al terzo decennio di tale linea di naturalismo.

Alle novità di Borgianni guarderanno Vouet e Serodine, Lanfranco e Guerrieri, Cagnacci e Bassetti, Tristán e Tanzio da Varallo, Vignon e Bononi, tutti presenti in mostra con dipinti selezionati per confermare tale assunto.

In quei dieci anni romani, che permettono a Borgianni di conoscere anche direttamente Caravaggio, col quale, stando a Baglione, ebbe anche accesi scontri fisici (il carattere dei due, a detta del biografo, doveva avere diverse similitudini), il pittore realizza capolavori pieni di futuro, come la straordinaria pala di Sezze del 1608 (oggi purtroppo ridotta a frammento, dopo il furto negli anni Settanta), la «Natività della Vergine»di Savona, la «Sacra Famiglia», «San Giovannino», «Santa Elisabetta»e un angelo della Galleria Barberini (l’opera, forse l’unica, che mostra un evidente e pieno coinvolgimento col movimento caravaggesco), il «San Cristoforo» della National Gallery di Edimburgo, il «Cristo fra i dottori» conservato al Rijksmuseum di Amsterdam, il «San Carlo Borromeo» di San Carlino alle Quattro Fontane, senza dimenticare lo sconvolgente «Autoritratto» dell’Accademia di San Luca, in cui il pittore non esita a mostrare tutto lo sfacelo compiuto dalla depressione e dalla malattia.

Sono solo alcuni dei bellissimi dipinti di Orazio Borgianni (in tutto diciotto) che il visitatore potrà vedere in mostra, insieme agli altri diciassette dei pittori influenzati dal genio del nostro artista citati sopra.

Orazio Borgianni «Apparizione della Vergine a san Francesco» Palazzo Municipale di Sezze Romano

Orazio Borgianni «San Carlo Borromeo» di San Carlino alle Quattro Fontane

Orazio Borgianni «Cristo fra i dottori» conservato al Rijksmuseum di Amsterdam

Orazio Borgianni «Natività della della Vergine di Savona»

Orazio Borgianni «San Cristoforo» della National Gallery di Edimburgo

Orazio Borgianni «Autoritratto» dell’Accademia di San Luca (particolare)

Orazio Borgianni «Autoritratto» dell’Accademia di San Luca

Redazione GDA, 27 agosto 2020 | © Riproduzione riservata

Un naturalismo parallelo a Caravaggio | Redazione GDA

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