Una pagina dello storyboard del film «Switch Center» (2003) di Ericka Beckman

Cortesia di Ericka Beckman

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Una pagina dello storyboard del film «Switch Center» (2003) di Ericka Beckman

Cortesia di Ericka Beckman

Un secolo di storyboard all’Osservatorio Prada

Nella sede in Galleria  a Milano sono esposte le fasi preliminari della realizzazione di un film: oltre mille «sceneggiature disegnate» di 50 autori. dal 1930 al 2024

Per statuto l’Osservatorio della Fondazione Prada, uno spazio singolare anche per l’ubicazione, affacciato com’è sull’estradosso della cupola vetrata della Galleria Vittorio Emanuele II nel pieno centro di Milano, è votato alla sperimentazione dei più diversi linguaggi visivi e alla ricerca sulle intersezioni possibili tra questi e la tecnologia.

Non stupisce quindi il tema, quanto meno inconsueto, della mostra che vi si tiene dal 30 gennaio all’8 settembre, intitolata «A Kind of Language: Storyboards and Other Renderings for Cinema», in cui la curatrice, Melissa Harris, indaga quella parte del percorso che conduce alla realizzazione di un film in cui si mettono a punto visivamente, con disegni sempre pronti a modificarsi, inquadrature, luci, relazioni e interazioni tra i personaggi, al fine di perfezionarli o di correggerli prima di girare la scena. O di disegnarla, nel caso dei film d’animazione, che furono campo d’applicazione privilegiato di questa pratica sin dagli scorsi anni Trenta (in mostra figurano storyboard per i film animati di Betty Boop, Braccio di Ferro, Mr. Magoo, Pinocchio, Biancaneve e Topolino, in quel «classico d’avanguardia» che è «Fantasia», 1940, di Walt Disney, e altri ancora). Strumenti di lavoro, quindi, e non solo per il regista, di cui in prima battuta il creatore di storyboard si propone di interpretare il pensiero, ma per tutti i professionisti che lavorano al film, dalla preproduzione alla postproduzione, dall’editing all’uso di effetti speciali. Anche l’allestimento, di Andrea Faraguna (Studio Sub, Berlino), è ispirato a questa pratica e si dipana su tavoli da disegno, ognuno dei quali è dedicato a un film, come se ciascuno fosse un fotogramma di una pellicola. 

In mostra c’è una campionatura vastissima di immagini, più artigianali (quando non artistiche) quelle europee, più «funzionali» quelle americane: in tutto, sono più di mille, realizzate tra il 1930 e il 2024 da oltre 50 autori (registi, direttori della fotografia, artisti, grafici, animatori, coreografi), dal disegno dell’apertura delle acque del Mar Rosso nel film «I dieci comandamenti» (1956) di Cecil B. DeMille, a «Il cielo sopra Berlino» (1987) di Wim Wenders, fino alla dark comedy di Alejandro González Iñárritu «Bardo, la cronaca falsa di alcune verità» (2022). Se queste fanno leva sul senso del luogo, puntano invece a definire l’identità dei personaggi quelle di film come «Mamma Roma» (1962) di Pier Paolo Pasolini, protagonista Anna Magnani, o «Persona» (1966) di Ingmar Bergman, in cui le due figure femminili si fondono in una sola, o «Il giardino delle vergini suicide» (1999), opera prima di Sofia Coppola, con le cinque sorelle Lisbon. Di grande interesse sono poi gli storyboard annotati da chi li ha utilizzati, come accade, tra gli altri, nel progetto sperimentale «Torse» (1976) del coreografo Merce Cunningham e del videoartista Charles Atlas. A commento, una pubblicazione della serie dei «Quaderni» di Fondazione Prada, con un testo di Melissa Harris e un saggio visuale ideato da Sub. La seconda tappa del progetto si terrà in Prada Rong Zhai a Shanghai da novembre a gennaio 2026.

Ada Masoero, 20 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

Un secolo di storyboard all’Osservatorio Prada | Ada Masoero

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