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Nel centenario dalla nascita dell’artista la sua Galleria Giarina ne ripercorre la storia
- Camilla Bertoni
- 08 settembre 2022
- 00’minuti di lettura


«Sera della luce» (2004), di Vasco Bendini (particolare). Courtesy La Giarina Arte Contemporanea
Bendini sapeva salutare la bellezza
Nel centenario dalla nascita dell’artista la sua Galleria Giarina ne ripercorre la storia
- Camilla Bertoni
- 08 settembre 2022
- 00’minuti di lettura
Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoli«La materia del silenzio» è una mostra che fino al 24 settembre racconta un pezzo di storia: di un artista, di cui ricorre il centenario, di una corrente, l’Informale, di una galleria di lungo corso e anche di una città. Perché la storia d’amore che ha legato la Galleria Giarina a Vasco Bendini (Bologna, 1922-Roma, 2015), era nata nel 1989, quando la gallerista Cristina Morato, come racconta lei stessa in catalogo, conobbe l’artista a Roma per merito di Giorgio Cortenova, allora e per quasi tre decadi direttore di quella che fu la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti di Verona che gli dedicò un paio di memorabili esposizioni, nel ’89 e nel 2006, parallelamente alla Giarina.
Con una selezione di opere di proprietà della galleria realizzate negli anni ’50-70, la grande «Opera quarta» su carta dal polittico di sette elementi «Segni come sogni» del 1989, e ancora opere dipinte tra 2004-2006, tra le quali «l’immagine accolta, affettuosamente dedicata alla gallerista nel 2006, scelta come immagine della Notte Rossa a Bologna di quell’anno», si ricompone il percorso di un artista «dalla vasta cultura filosofica e letteraria», ricorda ancora Morato. Nella ricorrenza di opere «Senza titolo» e di «Gesto e materia», si alternano titoli evocativi come «Oggi so salutare la bellezza» (1969), «Quando ce n’è tre è notte» (1969), «Sera della luce» (2004), «Dove la luce ha luogo» (2004).
Si ragiona, scrive il curatore Valerio Dehò, su come «la poetica di Vasco Bendini sia rimasta un oggetto misterioso, un’opera aperta, che non ha mai voluto rivelarsi a ipotesi certe, a letture definitive», «crocevia di esperienze», su una «pittura che può eccedere ogni limite e proporsi come una costruzione dell’universo», su «un artista che si è posto il problema dell’espressione, del diaframma tra il nulla e la materia, della gestualità come presenza dell’atto del dipingere anche senza gli strumenti tradizionali della pittura».

«Sera della luce» (2004), di Vasco Bendini (particolare). Courtesy La Giarina Arte Contemporanea