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Un fitto programma d’iniziative in collaborazione con Camera, Gam e Museo del Cinema per la celebrazione dei 120 anni del pittore
- Monica Trigona
- 09 febbraio 2022
- 00’minuti di lettura


«Paesaggio» (1935) di Carlo Levi
Carlo Levi, una pittura profondamente umana
Un fitto programma d’iniziative in collaborazione con Camera, Gam e Museo del Cinema per la celebrazione dei 120 anni del pittore
- Monica Trigona
- 09 febbraio 2022
- 00’minuti di lettura
Monica Trigona
Leggi i suoi articoliA centoventi anni dalla nascita di Carlo Levi (Torino, 1902-Roma, 1975), la Fondazione Circolo dei Lettori omaggia un protagonista della cultura del secolo scorso attraverso un fitto programma d’iniziative in collaborazione con Camera - Centro Italiano per la Fotografia, Gam - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e il Museo del Cinema.
Il lato più squisitamente artistico di Levi è indagato nella mostra «Viaggio in Italia: Luoghi e volti», a cura di Elena Loewenthal e Luca Beatrice, che dal 10 febbraio sino all’8 maggio è allestita negli spazi della Wunderkammer della Gam. Una trentina di dipinti, datati tra il 1923 e il 1973, scandiscono le tappe di una ricerca pittorica ampiamente espressasi nella ritrattistica e nella rappresentazione del paesaggio.
Le opere provengono dalla Fondazione Carlo Levi di Roma, dal patrimonio della Gam, dalla Pinacoteca Carlo Levi di Aliano (Matera) e da collezioni private. Allievo di Casorati, dopo una prima stagione caratterizzata da una pittura fortemente «oggettiva», aderisce alla compagine dei «Sei» eleggendo l’arte francese a tradizione dell’arte moderna. I paesaggi del giovane torinese sono intensamente emotivi, dai toni contrastanti, realizzati con una pennellata veloce.
Dopo l’arresto e il confino in Lucania lo stile muta: «Cambia la luce, la pasta cromatica si addensa, diventa terrosa, aspra», chiosa Luca Beatrice nel suo testo in catalogo. Dei tanti ritratti della sua produzione, spiccano quello del padre Ercole, memore della lezione cezanniana e quello di Adele Levi, ove la profondità delle luci e la staticità della figura dichiarano affinità con la pittura metafisica (entrambi del 1923). Del 1928 è «Edoardo Persico che legge». Qua il critico appare con lineamenti appena accennati, edulcorati da una luce che rivela solo lo stretto essenziale.
«Il nonno» del 1953, al contrario, è un’opera che risente di quella sensibilità neorealistica che si esprime, per dirla ancora con Beatrice, attraverso «una pittura antitrionfalistica, antisimbolica, profondamente umana». Esposti troviamo scorci e vedute assai eterogenei che hanno fatto parte del racconto esistenziale di Levi, a testimoniare, oltre ai differenti sviluppi formali, una visione particolare del legame tra l’uomo e il paesaggio.

«Paesaggio» (1935) di Carlo Levi