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Dopo il terremoto ci si affida a Leonard Cohen

Dopo il terremoto ci si affida a Leonard Cohen

Stefano Miliani

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«C’è una crepa in ogni cosa/Ed è da lì che entra la luce»: citano un passo da «Anthem« (Inno) del cantautore Leonard Cohen scomparso lo scorso autunno gli organizzatori della mostra «Capolavori sibillini. L’arte dei luoghi feriti dal sisma», aperta fino al primo ottobre a Palazzo Campana. La citazione vuole tradurre lo spirito della rassegna: esporre dipinti, paramenti e reperti scientifici, per non rassegnarsi.

Le opere vengono dai musei di Montefortino, Montefalcone Appennino, Smerillo, Monte Rinaldo, Montelparo, Montalto Marche, Loro Piceno e San Ginesio, dalle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata che continuano a soffrire per il terremoto. Per non lasciare tutto nei depositi gli otto comuni, più Osimo e l’Istituto Campana, insieme alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, hanno selezionato un centinaio di pezzi: dipinti di Fortunato Duranti (1787-1863) di Monterfortino, pittore e collezionista già noto a Longhi e Zeri, nature morte di Cristoforo Munari (1667-1720) e una «Maga Sibilla» di Corrado Giaquinto (1703-66). Da San Ginesio, borgo tra i più devastati, arrivano una tela di Simone De Magistris del 1594 e una copia cinquecentesca della «Madonna del divino amore» di Raffaello. La mostra include la pianeta in seta rossa con fili d’oro di metà ’500 donata da Sisto V a Montalto e molto cara agli abitanti del paese.
 

Stefano Miliani, 12 marzo 2017 | © Riproduzione riservata

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