
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Milano
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a MilanoVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Nel gotico Palazzo Borromeo di Milano due opere dell'artista pugliese
- Ada Masoero
- 30 marzo 2022
- 00’minuti di lettura


«Le dita delle mani» (2020) di Francesco Arena
Francesco Arena in 500 grammi e un secondo
Nel gotico Palazzo Borromeo di Milano due opere dell'artista pugliese
- Ada Masoero
- 30 marzo 2022
- 00’minuti di lettura
Come ogni anno dal 2016, il progetto «Law is Art!» promosso in occasione di miart da LCA Studio Legale con Antonini Milano, ARTE Generali e Apice, presenta nel gotico Palazzo Borromeo (piazza Borromeo 12) la personale di un artista giovane, ma già affermato internazionalmente. Dopo Letizia Cariello, Brigitte Niedermair, Michele Guido, Mattia Bosco e Sabrina Mezzaqui, dal 30 marzo al 23 giugno va in scena la personale di Francesco Arena, «Dieci minuti e un soffio», che esibisce due lavori dell’artista pugliese (1978): uno nella sala dei «Giochi Borromeo», rarissimo (e magico) ciclo di affreschi di tema profano della prima metà del ‘400, l’altro nella corte.
Arena ha lavorato qui, come sempre, muovendo da una regola che lui stesso si è imposto, da cui è scaturito il processo creativo. Per «Le dita delle mani», opera realizzata fra marzo e maggio 2020, nel primo lockdown, e composta di dieci elementi, ha scelto di servirsi dell’identica quantità di materiale (500 grammi di DAS) e dello stesso tempo (un minuto) per formare ogni scultura: «si tratta di forme semplicissime, spiega, nate dalla necessità di occupare del tempo, di dare significato al momento».
A ognuna di esse ha poi accostato un oggetto trovato nel suo studio (una zolla di terra, un nido d’uccello, vecchi libri e altro) e a quel punto, dopo un anno e mezzo da quando le aveva realizzate, ha sentito che il lavoro era compiuto. Ora lo espone su un lungo muretto che si protende per sei metri, dal muro perimetrale, nello spazio espositivo interno.
All’esterno trova posto «Blow Stone», 2018, opera esposta anch’essa su un supporto che si prolunga dal muro e che si pone come «il ritratto di un soffio, la solidificazione di un attimo leggerissimo attraverso il peso e la resistenza della pietra». Il soffio è quello emesso dall’artista, che ha spostato di 70 centimetri un frammento di carta appoggiato sulla scrivania del suo studio. E 70 sono anche i centimetri di lunghezza del blocco di pietra, la cui parte superiore è lucidata a specchio («liscia come un soffio»), mentre le altre facce sono state lasciate grezze.
Alla creazione della scultura concorrono però anche altri numeri: 152 centimetri è l’altezza complessiva dell’opera, così come 152 sono i centimetri che separano la bocca dell’artista da terra, e la sommità del blocco, che alla base è largo 25 centimetri, misura sei centimetri, tanti quanti ne misura la sua bocca: «l’opera, commenta Arena, è stata scelta per il cortile di Palazzo Borromeo in modo che l’aria continui a spostarsi sulla superficie liscia del soffio».

«Le dita delle mani» (2020) di Francesco Arena