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Le immagini restituiscono un mondo fatto di oggetti quotidiani, assimilati per genere, file ordinate di vasellame o di piccole sculture votive che, adagiate in scatole, rimangono prigioniere del tempo
- Graziella Melania Geraci
- 21 gennaio 2022
- 00’minuti di lettura


Uno degli scatti dalla serie «Sing sing» di Luigi Spina © Luigi Spina
I depositi del Mann negli scatti di Luigi Spina
Le immagini restituiscono un mondo fatto di oggetti quotidiani, assimilati per genere, file ordinate di vasellame o di piccole sculture votive che, adagiate in scatole, rimangono prigioniere del tempo
- Graziella Melania Geraci
- 21 gennaio 2022
- 00’minuti di lettura
Graziella Melania Geraci
Leggi i suoi articoli«Sing Sing. Il corpo di Pompei» è la mostra di Luigi Spina che si terrà nelMuseo Archeologico Nazionale di Napoli dal 21 gennaio al 30 giugno. L’evento, in programma nel 2020 e rinviato a causa della pandemia, porta cinquanta fotografie in bianco e nero nelle sale della Villa dei Papiri svelando al pubblico un luogo segreto, il deposito del museo, il forziere che contiene i reperti catalogati e non visibili delle città vesuviane di Ercolano e Pompei.
Le immagini di Spina restituiscono un mondo fatto di oggetti quotidiani, assimilati per genere, file ordinate di vasellame o di piccole sculture votive che, adagiate in scatole, rimangono prigioniere del tempo. L’obiettivo si sofferma anche sui singoli oggetti, alcuni ancora incastonati delle ceneri del vulcano, altri dall’estetica lineare o minuziosamente lavorati. L’accesso alle stanze è dato da un lungo corridoio con una porta di ferro, Spina ne ritrae il silenzio che sembra riempire gli spazi dell’immaginazione che curiosa cerca di afferrare informazioni del passato.
Il luogo che custodisce tale tesoro, nel sottotetto del museo, è stato finora visitabile a pochi eletti, studiosi e archeologi, le cui rare firme appaiono nel registro ripreso nelle immagini insieme alle chiavi della prigione dei beni archeologici. La mostra registra un importante momento di transizione, prima dell’adeguamento degli spazi a una più libera fruizione e di un’apertura al pubblico. Il volume che accompagna la mostra, edito da 5 Continents Editions, è corredato dai testi di Paolo Giulierini, João Vilela Geraldo, Davide Vargas e Luigi Spina.

Uno degli scatti dalla serie «Sing sing» di Luigi Spina © Luigi Spina