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«Henri Matisse nel suo studio, Nizza, agosto ’49» di Robert Capa © Internaional Center of Photography/Magnum Photos

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«Henri Matisse nel suo studio, Nizza, agosto ’49» di Robert Capa © Internaional Center of Photography/Magnum Photos

I reportage di Robert Capa in tempo di pace

Gli spazi di Villa Bassi Rathgeb presentano il celebre fotografo sotto una luce diversa da quella di reporter di guerra

Camilla Bertoni

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Scatti rubati «fuori dalla scena», l’obiettivo puntato su protagonisti dell’arte e dello spettacolo. È un «altro» Robert Capa quello che viene raccontato nella mostra che fino al 5 giugno è ospitata nelle sale di Villa Bassi Rathgeb.

È il Capa che, abbandonati temporaneamente i teatri di guerra, calca i set cinematografici come fotografo di scena per «Notorius» di Hitchcock e seguendo la nascita di «Riso amaro», lasciando ritratti irripetibili di attori come Ingrid Bergman, Humphrey Bogart, John Houston, Gina Lollobrigida, Anna Magnani, Silvana Mangano, Doris Dowling.

Sono un centinaio di «Fotografie oltre la guerra», citando le sue stesse parole, scelte come sottotitolo alla mostra curata da Marco Minuz, a raccontare non tanto «il più grande reporter di guerra», quello che per riuscire a documentare la realtà più cruda dei conflitti finì per saltare sopra una mina antiuomo a soli quarant’anni in Indocina, come spiega Minuz.

Del fondatore della Magnum Photos sono in mostra i reportage realizzati in collaborazione con John Steinbeck nel 1947 oltre la cortina di ferro per portare negli Stati Uniti, lontani anni luce come stile di vita, la quotidianità delle città dell’Unione Sovietica. Uno sguardo senza giudizi, come quello che documenta la nascita dello Stato di Israele e si posa sul pubblico che seguiva il Tour de France del 1938.

«Henri Matisse nel suo studio, Nizza, agosto ’49» di Robert Capa © Internaional Center of Photography/Magnum Photos

Camilla Bertoni, 20 aprile 2022 | © Riproduzione riservata

I reportage di Robert Capa in tempo di pace | Camilla Bertoni

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