«La pluie météorique» (1997), di Ann Veronica Janssens. Cortesia dell’artista

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«La pluie météorique» (1997), di Ann Veronica Janssens. Cortesia dell’artista

Il Grand Bal di Janssens sotto una luce diversa

L’artista belga ha aperto per la prima volta l’immenso invaso delle Navate alla luce naturale: «Il movimento delle ombre nello spazio renderà evidente la dimensione temporale»

È la luce la materia primaria di cui sono fatte le opere di Ann Veronica Janssens, artista belga fra le più rilevanti. E, insieme alla luce, lo sono l’aria, il vapore, i riflessi, la nebbia artificiale: tutto ciò che è incorporeo, impalpabile, volatile, fuggevole. In una parola, antimonumentale. «Io lavoro molto di sottrazione, spiega. È come se io rimuovessi e riducessi sempre di più, per provare ad arrivare alla dimensione minima».

Sarà perciò un confronto emozionante quello che s’ingaggerà nelle Navate di Pirelli HangarBicocca quando, dal 6 aprile al 30 luglio, la sua retrospettiva «Grand Bal», curata da Roberta Tenconi, si aprirà accanto ai «Sette Palazzi Celesti» di Anselm Kiefer, una delle opere monumentali più potenti del nostro tempo. Con la sua ricerca che, esplorando i processi percettivi, si pone al confine tra arte e scienza, e con l’uso che fa della luce («i suoi raggi mi permettono di rendere visibili manifestazioni alternative della realtà»), Ann Veronica Janssens (Uk, 1956, vive e lavora a Bruxelles) interviene sullo spazio, alterandolo.

Con l’opera «Waves» (2023), pensata per Pirelli HangarBicocca, mette alla prova la tenebrosa volumetria del suo immenso invaso, aprendolo per la prima volta alla luce esterna, che filtra attraverso le membrane trasparenti con cui ha sostituito le porte e alcune aperture zenitali. «Grazie a “Waves” vedremo lo spazio delle Navate sotto una luce diversa: la struttura imponente sarà più visibile, per via della luce naturale, ma allo stesso tempo l’architettura diventerà un diaframma, una struttura porosa e fluida, aperta sull’esterno, spiega Roberta Tenconi. In mostra insieme alla luce entreranno l’aria, le particelle spostate dal vento e i suoni dell’ambiente circostante. Anche la dimensione temporale, qualcosa cui solitamente non pensiamo, si renderà evidente nel movimento delle ombre nello spazio».

In questo «nuovo» spazio le opere si dispongono come in una coreografia (un «Grand Bal», appunto), che chiama il visitatore a interagire sin dalla prima installazione esposta, «Drops» (1999-2023: nuova versione di «Danaé» presentata nel 1999 nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia, in cui rifletteva le pitture di Tintoretto), dove specchi circolari posti sul pavimento riflettono l’architettura circostante.

E così è in tutto il percorso dove, con «Area» (1978-2023), ci s’imbatte in uno dei suoi «super space», installazioni con mattoni che ospitano altre sue opere, creando uno spazio nello spazio. L’indagine sulla percezione e sui suoi inganni si palesa in «L’espace infini» (1999), una cavità bianchissima in cui si perde ogni punto di riferimento, e in «Mukha Anvers» (1997-2023), l’opera che, nel Cubo, avvolge il visitatore in una nebbia artificiale, totalmente spaesante. La mostra è accompagnata da una monografia disegnata da Manuela Dechamps Otamendi e pubblicata da Pirelli HangarBicocca con Marsilio.

«La pluie météorique» (1997), di Ann Veronica Janssens. Cortesia dell’artista

Ada Masoero, 05 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

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Il Grand Bal di Janssens sotto una luce diversa | Ada Masoero

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