Era il 2008 quando nella chiesa di Santa Maria dello Spasimo di Palermo, tra le absidi gotiche a cielo aperto Vanessa Beecroft presentò una sua performance rimasta nella memoria di molti: «VB62», in cui 27 performer con il corpo interamente dipinto di bianco si confrontavano con 13 candide sculture in gesso. Un omaggio a un grande scultore barocco della città, Giacomo Serpotta, e alla sua geniale tecnica dello stucco.
A distanza di 14 anni, l’artista italiana che vive da anni a Los Angeles è tornata nel capoluogo siciliano per presentare una nuova performance «VB94», con cui la sera dell’8 dicembre ha inaugurato la sua mostra personale, allestita fino all’8 gennaio nelle sale del piano terra di Palazzo Abatellis, lungo il percorso di visita. La prestigiosa sede della Galleria Regionale della Sicilia è un’architettura gotico-catalana del 1495 commissionata a Matteo Carnalivari da Francesco Abatellis, maestro Portolano del Regno di Ferdinando II D’Aragona. Tra le opere esposte, nel bellissimo allestimento di Carlo Scarpa, alcuni capolavori pittorici come l’affresco staccato del «Trionfo della Morte» (inizio XV secolo) e l’«Annunziata» di Antonello da Messina, oltre a capolavori della statuaria antica, quali il «Ritratto di Eleonora d’Aragona» (1468) di Francesco Laurana e il «Ritratto di giovinetto» di Antonello Gagini (1478-1536), cui Vanessa Beecroft si è direttamente ispirata.
La performance VB94
La performance VB94 (dalle iniziali dell'artista e dal numero progressivo delle performance realizzate finora), che si è svolta nella sala VI al piano terra di Palazzo Abatellis, ha previsto la presenza di 16 performer (tra cui anche due gemelle), tutte donne di Palermo: alcune appartenenti all’aristocrazia locale, altre abitanti del centro storico e immigrate di prima e seconda generazione. Le bianche vesti indossate ricordano quelle delle suore (il palazzo divenne sede di un monastero), mentre una delle modelle aveva il corpo dipinto, simulando una scultura lignea. Una colonna sonora originale realizzata dal compositore Gustave Rudman ha avuto il compito di creare la giusta atmosfera lungo le tre ore della performance.
La Beecroft, la cui ultima performance si è svolta sempre quest’anno a Roma nello studio di Cinecittà in cui Fellini aveva girato «La città delle donne», non è nuova a collaborazioni con musicisti, tra cui il produttore americano Kanye West. I costumi per la performance all’Abatellis sono stati realizzati da «Casa Preti», casa di moda palermitana, il cui nome trae origine dal pittore caravaggesco Mattia Preti. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Associazione Amici dei Musei Siciliani e con il sostegno dell’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, è stato ideato e prodotto da Vanessa Beecroft Studio - Los Angeles, con la partecipazione della Galleria Lia Rumma, Napoli/Milano e il supporto della famiglia Planeta.
Le 16 perfomer/modelle per tre ore sono state «esposte» in un tableau vivant che, nelle intenzioni dell’artista, si proponeva di dialogare con le sculture rinascimentali di Laurana e Gagini e con l’eccezionale contesto architettonico che le accoglie. Al di là delle intenzioni, inserirsi in una macchina visiva perfetta, fatta di relazioni calibratissime tra spazio e oggetti esposti, come il progetto museografico di Carlo Scarpa, non è impresa facile. Basta osservare attentamente l’importanza data da Scarpa al punto di osservazione sulle opere, enfatizzato dai fondali monocromi che si trovano lungo tutto il percorso. Aggiungere, tra le opere già presenti nella sala VI, una selva di 21 sculture tra teste in ceramica, bronzo e cera con alcuni fuoriscala poggiati sul pavimento (mentre nella saletta di passaggio una grande testa in ceramica ispirata al «Ritratto di Eleonora d’Aragona» di Laurana, sempre poggiata direttamente a terra accanto a un’anfora medievale, fa da prologo), ma soprattutto utilizzare la scala di Scarpa come un supporto per una delle teste non sembra affatto un dialogo sommesso, ma una conversazione ad alta voce.
Costituita da gradini monolitici a sezione esagonale in pietra di Carini, poggiati su doppia trave metallica, la scala è uno dei manufatti architettonici scarpiani più rilevati nell’intero progetto, un vero e proprio elemento scultoreo sospeso, era stata progettata dall’architetto veneziano per collegare internamente il piano terra dedicato alle sculture con il primo livello della pinacoteca, unendo in un unico percorso, senza interruzioni, la visita delle collezioni. Inspiegabilmente il progetto museografico originario è stato stravolto, e la scala interna, privata della sua funzione, è chiusa da anni. Va da sé che collocarla come fondale per una performance e utilizzarla come elemento espositivo tradisce due volte il progetto di Scarpa.
Oratorio di San Lorenzo
Il 24 dicembre, la notte della vigilia di Natale, nell’Oratorio di San Lorenzo l’artista svelerà la sua personale interpretazione della «Natività» di Caravaggio. L’opera è realizzata in occasione di «Next», un progetto espositivo a cadenza annuale ideato e prodotto dall’associazione «Amici dei Musei Siciliani» per mantenere viva la memoria della celebre tela di Caravaggio, commissionando ad artisti italiani una versione originale dell’opera rubata dall’Oratorio nel 1969.